Un piccolo Stato indipendente tra Stati Uniti e Canada: era la Repubblica del fiume indiano, autoproclamata nel 1832 in seguito a una serie di disguidi nella definire il confine tra i nuovi territori statunitensi e le colonie inglesi. Secondo il trattato di Parigi del 1783, la linea di divisione avrebbe dovuto seguire “le sorgenti più a nordovest del fiume Connecticut”, come recitava il documento. Il problema è che c’erano tanti, tantissimi affluenti in quella zona. E nessuno aveva stabilito con chiarezza quale fosse il confine.
Stati Uniti e Gran Bretagna, come era da aspettarsi, non trovarono un accordo e, di conseguenza, considerarono entrambi parte del loro territorio una piccola area di 450 chilometri quadrati presa nel mezzo tra due affluenti. E cominciarono, entrambi, a tassarla.
Dopo una strenua resistenza, gli abitanti della zona, stufi di pagare il doppio delle tasse, decisero di creare uno Stato indipendente: la Repubblica del Fiume Indiano, con tanto di esercito, costituzione, governo, bandiera e francobolli. Gli Usa la riconobbero, gli inglesi – come sempre allergici alle iniziative di persone che considerano sudditi – no.
Nonostante le premesse e la buona organizzazione, la Repubblica non visse a lungo. Il North Hampshire riuscì, con una serie di azioni (anche violente) ad annettere il territorio. L’acquisizione sarà ufficializzata con il trattato di Webster-Ashburton nel 1842, che ratificò in maniera definitiva i confini tra le due potenze.