Per i single di oggi le applicazioni mobile per incontri sono indispensabili. Uomini, donne, giovani e meno giovani si iscrivono con la speranza di incontrare l’anima gemella o conoscere persone per nuovi flirt. Dietro l’opportunità di nuove conoscenze però si nasconde un pericolo: la discriminazione razziale. Secondo uno studio della Cornell University i sistemi di filtro per la ricerca dei profili alimentano i pregiudizi nei confronti di chi è diverso. Infatti oltre al sesso, all’età e all’area geografica, i parametri di selezione di alcune piattaforme consentono di escludere appartenenze etniche, come le persone afroamericane, sudamericane o asiatiche.
Dall’indagine della Cornell University si evince che gli iscritti dalla pelle bianca tendono ad applicare filtri per non apparire nelle ricerche delle persone di colore, creando un vero e proprio muro
Si tratta di un limite dettato dalla paura e dai preconcetti che ancora oggi albergano nella testa di molte persone, ma che non hanno nulla a che vedere con le legittime preferenze estetiche. “Le applicazioni di incontri-dice Jevan Hutson , ricercatore e co-autore del rapporto – hanno il merito di mettere in contatto le persone, ma allo stesso tempo di rafforzare stereotipi che credevamo estinti”. Dall’indagine della Cornell University si evince che gli iscritti dalla pelle bianca tendono ad applicare filtri per non apparire nelle ricerche delle persone di colore, creando un vero e proprio muro. Ma il pericolo di discriminazione non si ferma all’etnia. Infatti in alcune app è possibile applicare i filtri in base anche alla religione, escludendo dalla ricerca persone che si ritengono sospette per il proprio credo.
Si tratta di servizi diffusi in tutto il mondo, che negli ultimi anni hanno conquistato sempre più utenti. Com’è facile immaginare gli Stati Uniti sono il paese dove le dating app vanno per la maggiore, tanto che il 15% della popolazione vi ricorre in maniera abituale, mentre un terzo dei matrimoni celebrati nell’ultimo triennio sono nati da conoscenze sul web
Le app in questione sono The League, OkCupid, Jack’d e Coffee Meets Bagel. Si tratta di servizi diffusi in tutto il mondo, che negli ultimi anni hanno conquistato sempre più utenti. Com’è facile immaginare gli Stati Uniti sono il paese dove le dating app vanno per la maggiore, tanto che il 15% della popolazione vi ricorre in maniera abituale, mentre un terzo dei matrimoni celebrati nell’ultimo triennio sono nati da conoscenze sul web. Da noi la più diffusa è Badoo (42,5%), seguita da Lovoo (28,2%) e Tinder (17,2%) che come criteri di ricerca prevedono solo la fascia d’età e la zona di residenza. Proprio perché sono milioni gli utenti che nel mondo accedono alle piattaforme di incontri da parte di esse servirebbe più sensibilità, visto il loro impatto sociale. I ricercatori della Cornell University suggeriscono di modificare i sistemi di comunicazioni delle chat e il design delle applicazioni. Ciò che viene contestato non è il gusto personale, per intenderci se piacciono più le more o le bionde, ma l’avversione nei confronti degli stranieri o di chi pratica una religione diversa da quella di maggioranza. Se negli ultimi anni il razzismo sul web è stato come un fenomeno inesistente, oggi abbiamo la prova che si tratta di un orientamento ancora radicato.