FamiglieDivorzi omosessuali: “Senza la stepchild adoption, a rimetterci sono bambini e genitori”

A due anni dall’approvazione della legge Cirinnà, i trend dei divorzi post unioni civili seguono le stesse percentuali dei matrimoni. Ma c’è una lacuna normativa per quanto riguarda il diritto di frequentazione dei figli. Puglisi (Familylegal): “Serve una riforma della legge sulle adozioni”

Se c’è una cosa che accomuna le coppie eterosessuali e quelle omosessuali, è la fine. A due anni dall’approvazione della legge Cirinnà, le separazioni post unione civile tra persone dello stesso sesso stanno raggiungendo ormai le percentuali dei divorzi post matrimoniali. «Il trend è che il 40% delle unioni ha potenzialmente una deriva separativa», spiega Lorenzo Puglisi, presidente e fondatore dell’associazione Familylegal. Ma se i numeri sono molto simili, l’iter per dirsi addio non garantisce alcuna uguaglianza, soprattutto quando di mezzo ci sono i bambini.

«La legge Cirinnà non prevede la stepchild adoption (l’adozione del figlio del congiunto, ndr), per cui per i figli biologici di uno solo dei due partner non è ancora previsto un diritto di frequentazione successivo alla separazione, né un assegno di mantenimento per il minore, così come avviene per le coppie eterosessuali», dice Puglisi. «Per cui ci sono situazioni in cui un genitore non biologico è impossibilitato a vedere un figlio che ha cresciuto magari per 10-15 anni, perché manca uno strumento legalmente spendibile».

Tutto dipende quindi dalla collaborazione e dai buoni rapporti dei partner. O dal tribunale davanti al quale ci si presenta. Le decisioni sui destini dei bambini sono a macchia di leopardo. Alcuni tribunali, come quello di Milano, applicando la legge, non riconoscono il diritto di frequentare il bambino al genitore separato (la norma impone che le famiglie siano composte da persone di sesso diverso). Altri invece lo fanno: a Roma e a Firenze, ad esempio, ratificando in Italia matrimoni contratti all’estero, i giudici hanno riconosciuto ai coniugi separati gli stessi diritti di una coppia eterosessuale. «C’è una lacuna normativa», continua l’avvocato. «Per cui ci troviamo di fronte a una disomogeneità tra tribunali, che adottano provvedimenti differenti».

Ci sono situazioni in cui un genitore non biologico è impossibilitato a vedere un figlio che ha cresciuto magari per 10-15 anni, perché manca uno strumento legalmente spendibile


Lorenzo Puglisi, presidente e fondatore dell’associazione Familylegal

La giurisprudenza sulla fine delle unioni civili, c’è da dire, è ancora in via di formazione. La legge Cirinnà non contiene l’istituto della separazione, come per i matrimoni. Il meccanismo in caso di rottura prevede un percorso “misto”, in cui concorrono la volontà delle parti, l’intervento dell’autorità amministrativa e di quella giudiziaria. «La procedura prevede due step», conferma Puglisi. «Bisogna passare prima dall’anagrafe civile per manifestare la volontà di sciogliere l’unione. Poi, trascorsi tre mesi, si presenta al Tribunale competente la domanda di scioglimento dell’unione civile, in forma congiunta o contenziosa. Non è necessaria quindi una dichiarazione congiunta, per cui sembra essere prevista una forma di divorzio immediato».

Sul fronte del mantenimento, si applicano le norme in analogia con il matrimonio: valutate le condizioni economiche dei partner, una delle due parti è obbligata a somministrare periodicamente un assegno al partner che non ha i mezzi adeguati. «Di fatto, non c’è ancora stato il tempo materiale per costituire un filone giurisprudenziale autonomo», ribadisce Puglisi. «Vengono usati gli stessi criteri alla base del calcolo del tradizionale assegno di mantenimento». E lo stesso vale per la pensione di reversibilità.

«La diversificazione della casistica premerà sempre di più», ribadisce Lorenzo Puglisi. «Ma manca una copertura. È un’esigenza alla quale bisogna far fronte. A cominciare dalle questioni che riguardano i bambini. Serve una riforma della legge sulle adozioni, che risale agli anni Ottanta, prevedendo solo tre casi di adozioni in casi speciali pensati e ideati in una società diversa da quella di oggi». Nei tre casi, ovviamente, i figli delle coppie omosessuali non sono neanche menzionati.

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