Gli italiani hanno il bagaglio genetico più appropriato di qualsiasi altro popolo per orientarsi in un mondo sempre più complesso, peccato che proprio in Italia l’educazione non lo coltivi e neppure lo riconosca. “In una condizione di mutamento continuo è richiesto spirito di iniziativa, fantasia e capacità di “arrangiarsi, osserva Giorgia Zunino, manager dell’AslRM1. Gli italiani sono i migliori candidati a lavorare in questo ambito rispetto ai colleghi nord europei e in gran parte del resto del mondo. La capacità di collaborare e l’empatia saranno skills strategici in un mondo dove la cultura ed il sapere sarà sempre più accessibili e low cost. Spesso questo non viene trasmesso e arriva un messaggio obsoleto della realtà e questo deriva anche in parte dalla condizione famigliare e dalla scuola primaria dove la mancata pratica delle valorizzazioni del bambino con la coltivazione dell’ autostima, del valore della creatività, del come utilizzare le potenzialità della tecnologia e del lavoro collaborativo, sfocia poi nella percezione di fallimento del giovane adulto”.
Se pur con meno giovani del resto dell’Europa, l’Italia risulta il primo paese europeo per numero di Neet, con una percentuale quasi doppia rispetto al resto dell’Europa (24% contro 13%). Come spiega questa peculiarità? E’ colpa del Paese o delle attese dei giovani “in panchina”?
Penso che quel che chiamiamo noi il blocco dell’”ascensore sociale”, sia dai giovani in Italia fortemente percepito e causa di frustrazione e di abbandono di studio e carriera di lavoro. Il perdurare di una gerontocrazia imperante delle classi dirigenti e politiche con l’occupazione sistematica di poltrone in contemporanea e sempre dagli stessi nomi è sicuramente non un bell’esempio di un paese che dà spazio e fiducia ai giovani. Se nemmeno quelli bravi e competenti, che all’estero ci sottraggono ogni giorno, vengono chiamati: e allora perché darsi tanto da fare?
In un certo senso capisco il loro disagio. In Italia mancano esempi e belle storie di speranza e fiducia nel domani, ovvero i giovani.
Qual è la ricetta per intercettare e recuperare la fiducia di questi giovani ?
Cambiare la visione distorta del mondo, con esempi di successo aiutandoli a comprendere tutti i passaggi di una rivalsa o la conquista di un sogno. Offrire opportunità vere, saperle comunicare efficacemente e recuperare i loro sogni: “vietato uccidere sogni” dovrebbe essere scritto nella Costituzione oggi.
Un Stato che non riesce a garantire il lavoro (che non c’è) ma si preoccupa di assicurare il reddito (di cittadinanza) è un Paese che progetta il futuro?
Mi permetta di essere scettica su questa domanda. In realtà il reddito di cittadinanza c’è in Italia e da molto tempo. Molti posti burocratici erano già stati inseriti per dare “lavoro” nella PA a partire dagli anni ’70. Con il risultato che oggi ci troviamo ad essere succubi alla burocrazia e infinte procedure che sfiancano chi tenta di portare innovazione: la digitalizzazione potrebbe spazzare via in un lampo passaggi obsoleti su centinaia di scrivanie, liberando idee e creatività anche nella PA, offrendo posti di lavoro per chi è nativo digitale.
Sicuramente è meglio un reddito di cittadinanza chiaro e che imponga il rinnovo delle competenze orientato a valorizzare le persone e non un parcheggio temporaneo o duraturo in un ufficio a mettere timbri (esistono ancora sapete???!) questo è il lavoro e il Futuro che i ragazzi non vogliono!