Perso ormai lo status di divinità, c’è solo una cosa che può interessare agli imperatori giapponesi: la biologia marina. Certo, il legame tra le due cose (divinità e pesci) non è chiaro, ma senza dubbio sia Hiroito, l’imperatore della Seconda Guerra Mondiale che regnò fino al 1989, sia il figlio Akihito, si sono rivelati grandi appassionati di ciò che accade sotto la superficie del mare.
Come si scrive qui, il primo era un esperto, riconosciuto da tutti, in meduse. Il secondo è un ittiologo celebrato nel mondo dell’ittiologia. Prima di diventare imperatore del Giappone era membro della Società Ittiologica Nazionale e aveva pubblicato ben 30 articoli molto apprezzati sul bollettino. Ma anche dopo la sua incoronazione ha continuato l’attività di ricercatore: ha messo in piedi uno staff di ricercatori privati nel suo palazzo imperiale.
Instancabile, è riuscito a piazzare un articolo sulla rivista specialistica Gene, in cui ha esplorato il metodo di classificazione dei ghiozzi (o Gobidi) attraverso il dna. Sono la sua specie preferita, un pesce umile e cui ha dedicato anni di studi e ne ha ottenuto il piacere di alcune scoperte: diversi generi, non ancora classificati, hanno ricevuto il nome dell’imperatore. Aikihito non si è fermato lì, però: ha scritto anche diversi trattati sulla storia della scienza nel suo Paesi e ha invitato alcuni specialisti per analizzare gli esemplari di cani procioni che abitano nel suo palazzo.
E adesso, ormai pronto all’abdicazione nel 2019, dopo aver riconosciuto di non essere più in grado di seguire con la dovuta cura gli affari del Giappone, potrà dedicarsi a tempo pieno allo studio e alla contemplazione dei pesci. Del resto non c’è niente di più imperiale, o divino, che lo studio della natura.