Non è solo una questione di gusti. Amare la carne dimostra che si appartiene alla fascia medio-bassa della popolazione. Come questa frase possa risultare sensata, lo spiegano (o tentano di spiegarlo) i ricercatori australiani che hanno condotto uno studio particolare, secondo cui “se si percepisce che il proprio livello socioeconomico è basso, allora aumenterà il desiderio di carne”.
Cosa significa? Tutto comincia con un esperimento piuttosto bizzarro. Si chiede ad alcuni studenti universitari di economia di dare una valutazione delle proprie aspettative personali, delineando a grandi linee lo stipendio che si aspettano di ricevere nel loro primo lavoro dopo la laurea. Come è da aspettarsi, ognuno dà cifre diverse. Poi, al momento in cui devono lasciare il laboratorio, vengono presentati loro alcuni pezzi da carne secca che – è obbligatorio – devono portare via. La quantità è a loro discrezione. Risultato: gli studenti che dicevano di aspettarsi uno stipendio di ingresso più alto erano anche quelli che prendevano meno pezzi di carne.
Ha un senso tutto questo? Forse sì, soprattutto se viene collegato a un altro esperimento. Stavolta agli studenti di un gruppo veniva chiesto di ricordare un periodo della loro vita in cui erano convinti di avere un alto status sociale. All’altro gruppo, invece, un periodo in cui era basso. E poi fornivano a entrambi i gruppi tacos di maiale e hamburger di manzo. Cosa si notava? Che il gruppo “b”, quello che doveva ricordare momenti bui, era più interessato alla carne rispetto al gruppo “a”. E – mirabile dictu – la differenza si riduceva quando il cibo offerto non era fatto di carne.
Insomma, concludono gli scienziati, la carne è, forse in modo inconscio, collegata allo status sociale. Chi non è soddisfatto della sua posizione sentirà una maggiore necessità di mangiarne. Chi è più sereno, invece, ne fa volentieri a meno. Sarà vero? Chi può dirlo. Ma se la tesi sarà confermata potrà spiegare anche il clima di ostilità vissuto dai vegetariani. La loro scelta di non mangiare carne, più che un rifiuto etico ed ecologico, viene percepito come ostentazione di una alta posizione sociale, almeno come percezione.