«Adesso i boss ci pensano due volte, prima di allungare le mani»: così la monumentale Cher, veterana dello show-business Usa, sintetizza gli effetti dello scandalo Weinstein, a un anno dalla sua deflagrazione. È come se la pubblicazione del famoso reportage sul New York Times, che nell’ottobre 2017 portò alla luce la doppia vita dell’assatanato tycoon hollywoodiano innescando il movimento #MeToo avesse aperto la strada a una specie di Habeas Corpus sessuale nei rapporti fra ricche celebrities e giovani persone di condizione socioeconomica inferiore.
Citare il principio che nell’Inghilterra del 1215 garantì l’inviolabilità personale contro gli abusi del potere non è fuori luogo: negli alberghi di lusso e nei party del jet set dove il denaro, la fama e il potere si incrociano con la gioventù e la bellezza sta l’ultima isola di feudalesimo sopravvissuta in Occidente, almeno sotto il profilo dei costumi sessuali. Perché, gratta gratta, sotto i lustrini e il glamour quello c’è: i Vip nel ruolo dei signorotti cui tutto è permesso, e gli aspiranti attori, attrici o modelle in quello di villani e pastorelle concupiscibili e inermi, ai quali si richiede sottomissione, quando non gratitudine per le attenzioni del castellano.
Adesso un uomo (o una donna) potente e pieno di soldi non si sente più autorizzata a mettere le mani addosso a una ragazza (o a un ragazzo) senza il suo consenso più che esplicito. Non come prima, almeno. E sa che un accordo extragiudiziale e un cospicuo guidrigildo, pardon, risarcimento, possono non bastare per metterci una pezza.
Perché, gratta gratta, sotto i lustrini e il glamour quello c’è: i Vip nel ruolo dei signorotti cui tutto è permesso, e gli aspiranti attori, attrici o modelle in quello di villani e pastorelle concupiscibili e inermi
Ma quando Cristiano Ronaldo ha assalito Kathryn Mayorga, nella penthouse del Palms Hotel di Las Vegas, nel 2009, eravamo ancora nell’alto Medioevo. «Prima loda la loro bellezza, poi prendile con la forza» consigliava al gentiluomo del XIII secolo Andrea Cappellano, teorico dell’amor cortese ma molto spiccio quando si trattava di contadine, «perché non potresti mai persuaderle a darti spontaneamente quel che desideri, senza un po’ di violenza che vinca il loro selvatico ritegno.» E così, a quanto pare, il prode Cavaliere della Palla Rotonda che sostiene Save The Children e vende le sue Scarpe e Palloni d’oro per aiutare bimbi palestinesi e piccoli malati terminali, avrebbe molestato e poi sodomizzato una giovane donna riluttante, che poi è dovuta correre al pronto soccorso con serie lesioni, tanto più rischiose in quanto era stato un rapporto non protetto (per correttezza qui dobbiamo parlare di «presunto stupro»).
Dopo l’atto, riferisce Mayorga, Ronaldo le ha chiesto scusa in ginocchio (altro dettaglio medioevale), poi, in mancanza di un vescovo che gli imponesse di espiare con un pellegrinaggio in Terrasanta, ha dato retta ai suoi avvocati che gli suggerivano un’intesa con la ragazza per dimenticare tutto in cambio di 375mila dollari. Poco meno di quello che, qualche anno dopo, Asia Argento, su consiglio del fidanzato, verserà a Jimmy Bennett per aggiustare la brutta faccenda del Ritz Carlton. Difficile immaginare Asia nei panni del feudatario che esercita lo ius primae noctis (peraltro usanza «fake», inventata da storici posteriori), ma il nocciolo della vicenda resta lo stesso, la violazione dell’Habeas Corpus di cui sopra: c’è qualcuno ricco e famoso che si prende delle libertà con una persona più debole per età o posizione sociale, e poi gli dà dei soldi per proteggere la propria reputazione ed evitare un processo rischioso. E chissà quanta gente, nel mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport, suda freddo temendo che dal suo personalissimo Medioevo emerga qualche pastorella o garzoncello a presentare il conto per un «no» inascoltato o per un silenzio sbigottito scambiato per assenso. Un conto che potrebbe molto più salato di quello imposto a Carlo Martello al ritorno dalla battaglia di Poitiers.
Asia Argento ha già iniziato a pagarlo ancora prima dell’accertamento delle sue responsabilità, con la defenestrazione cautelare da X Factor, squadra in cui si era inserita con successo e apprezzamento analogo a quello riscosso da Ronaldo nella Juventus
Asia Argento ha già iniziato a pagarlo ancora prima dell’accertamento delle sue responsabilità, con la defenestrazione cautelare da X Factor, squadra in cui si era inserita con successo e apprezzamento analogo a quello riscosso da Ronaldo nella Juventus. Al suo posto andrà Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, attualmente sfidanzato, le cui violazioni del «politicamente corretto», almeno per ora, si limitano al rude riferimento alla «vecchia che balla» di «Una vita in vacanza».
A CR7 invece è arrivata la solidarietà della Juve sotto forma di un goffo tweet che ha fatto storcere il naso ai social più per l’ampolloso avverbio «asseritamente» che per il contenuto, aspramente criticato da tutto il mondo del calcio europeo. Mentre il titolo bianconero perde in Borsa, la Nike comincia a prendere le distanze dal Lancillotto cui aveva rinnovato un contratto da 26 milioni: dalla homepage del sito americano è già sparita la sua immagine. Se nell’Italia che bigotti come Simone Pillon e Lorenzo Fontana vorrebbero riportare al Medioevo un sacco di gente pensa non sia il caso di dare peso a «vicende asseritamente risalenti a 10 anni fa» quando c’è di mezzo un collezionista di Palloni d’oro, nel resto del Sacro Impero Sportivo la civiltà avanza. E dopo un anno di #MeToo, sono sempre di più quelli convinti che se hai sulla testa un’accusa di stupro (anzi, due, perché è spuntata un’altra denuncia) non sei più un cavaliere né un campione: sei l’ultimo dei perdenti.