Cani, gatti, strumenti musicali, medicine (anche omeopatiche), spese funebri, piscine e soprattutto mutui. Con i lavori in corso della manovra economica, per far quadrare i conti il governo starebbe pensando di dare una sforbiciata qua e là al lungo elenco delle detrazioni fiscali italiane. Nel Def si parla di “riordino delle spese fiscali”: una giungla di oltre 600 voci di sconto, da quelle più utili fino a quelle più grottesche. Ma il rischio è che ora a pagarne i conti siano i quasi 4 milioni di italiani che hanno sottoscritto un mutuo.
La detrazione più diffusa oggi è quella del 19%, applicata su un mare magnum di spese. A partire da quelle sanitarie, incluso l’acquisto di medicine omeopatiche e le cure termali. A seguire gli sconti per le spese per scolastiche e universitarie (rette di iscrizione, gite scolastiche, affitto per fuori sede ecc.), gli asili nido, le assicurazioni, le polizze vita, i trasporti pubblici e le spese veterinarie. E soprattutto la detrazione del 19% (fino a un massimo di 4mila euro) sugli interessi e oneri accessori sui mutui per la prima casa, che interessa oltre 3,8 milioni di italiani: una spesa che fa risparmiare un massimo 760 euro ai privati cittadini, ma che allo Stato costa 1,03 miliardi di euro ogni anno.
Le detrazioni che riguardano la casa aprono poi a un mondo variegato di percentuali e casistiche diverse. Non solo gli sconti per l’acquisto della prima casa, ma soprattutto quelli per le ristrutturazioni edilizie che rientrano sotto il cappello magico dell’ecobonus. E qui si arriva a detrazioni del 50% fino a un limite massimo di spesa di 96mila euro. Oltre ai sacrosanti interventi antisismici e di riqualificazioni energetica, si trovano sconti per sistemare giardini, balconi e terrazzi, per costruire box auto, sostituire citofoni e allarmi, comprare mobili (ma non le porte) e grandi elettrodomestici (incluse stufe, microonde e ventilatori) e persino per risistemare le piscine. Nell’elenco compare anche un “bonus zanzariere”, per montarne di nuove o sostituire quelle già esistenti. Un incentivo, dicono, per risollevare il malandato settore dell’edilizia.
La paura che circola maggiormente, allora, è che si agisca con una riduzione delle detrazioni sui mutui dal 19 al 17 per cento, che andrebbe a colpire soprattutto i redditi fino a 35mila euro annui
Ora, se nella nota di aggiornamento al Def è scritto che l’ecobonus verrà prorogato nel 2019 (con prossibilità addirittura di una proroga triennale), si legge anche: “Ulteriori aumenti di gettito proverranno da modifiche di regimi agevolativi, detrazioni fiscali e percentuali di acconto d’imposta”. La paura che circola maggiormente, allora, è che si agisca con una riduzione delle detrazioni sui mutui dal 19 al 17 per cento, che andrebbe a colpire soprattutto i redditi fino a 35mila euro annui. Il vicepremier Di Maio si è subito precipitato a precisare che la revisione e razionalizzazione delle detrazioni fiscali «riguarderà solo le banche e i petrolieri, e non saranno toccate le detrazioni di cui godono i cittadini». Ma la coperta è corta e da qualche parte si dovrà pur stringere la cinghia.
Secondo il progetto originario della flat tax leghista, le detrazioni sarebbero destinate a scomparire, in favore di una tassazione inferiore e una deduzione di 3mila euro per componente del nucleo familiare. Al momento, però, pare che la tassa piatta sarà introdotta solo per un numero ristretto di partite Iva e che per la riforma che riguarda le famiglie ci sarà da aspettare.
Nella rincorsa di dichiarazioni, contrattazioni e scontri interni, per avere ulteriori dettagli sarà necessario aspettare il 20 ottobre, quando il governo dovrà presentare al Parlamento il disegno di legge di bilancio 2019. Solo allora sapremo da che parte è stata tirata la coperta corta dei conti pubblici italiani, e chi verrà lasciato scoperto.