Paura in Islanda: “L’inglese soppianterà la nostra lingua”

Altro che Italia. La tradizione linguistica dell’isola, dove si utilizza una lingua rimasta pressoché invariata nei secoli, rischia di venire picconata dal predominio della lingua di Shakespeare

Ha sempre vissuto isolato, è cambiato pochissimo nel corso dei secoli, ma adesso potrebbe scomparire. È il destino dell’islandese ma che oggi teme di venire soppiantato dall’inglese. L’isolamento del Paese è finito da tempo, il flusso di turisti è sempre più alto (specie dopo il crollo economico del 2008, che ha fatto scendere i prezzi e aumentare i visitatori), e la lingua di Shakespeare sta minacciando sempre di più quella delle antiche saghe islandesi (che, del resto, è rimasta più o meno la stessa).

I segni sono indicativi. Gli islandesi hanno, tra le loro tradizioni, quella di scambiarsi libri a Natale. Un fenomeno popolarissimo e diffuso che si accompagna a un fiorentissimo mercato editoriale: sono libri scritti e pubblicati in islandese e letti da islandese. Ebbene, nel 2017 hanno comprato il 47% dei libri in meno rispetto al 2010. Uno shock. Forse sono passati all’e-book? Macché: il 13,5% degli islandesi nel 2017 non ha letto nemmeno un libro. Nel 2010 erano il 7%.

Ad accompagnare il calo della lettura c’è, in senso contrario, la diffusione sempre più alta di film e serie televisive americane. Per tradizione (e a differenza di quanto avviene in Italia) sono tutti sottotitolati e mai doppiati. I giovani islandesi, si può dire, ascoltano e capiscono l’inglese da sempre. Se poi si considera che, con Youtube e tutti i media digitali, l’inglese è diventato prevalente, non stupisce che, secondo una ricerca, sempre più ragazzi sotto i 15 anni faticano a leggere la propria lingua – mentre con l’inglese mostrano una dimestichezza senza precedenti.

È finita per la lingua dei vichinghi? Secondo questo articolo del Guardian, no. O meglio, non ancora. Oltre alle iniziative prese dal governo (ad esempio premi letterari per gialli e thriller scritti in islandese), che posson avere effetti dubbi, c’è una nuova tendenza che infonde un certo ottimismo. Il rap islandese è sempre più diffuso. Viene cantato, apprezzato e ascoltato. Basterà questo per fermare l’avanzata dell’inglese? O finirà a diventare una lingua di nicchia specifica di un genere musicale di nicchia (più o meno come l’antico copto viene usato ancora nei canti celebrativi dei cristiani d’Egitto, ma solo lì)?

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