Ragazzi, non vi preoccupate: la maturità da quest’anno è regalata

Dal 2019 gli studenti non dovranno più affrontare la terza prova, il famigerato quizzone, e avranno più crediti accumulabili nei tre anni. Non c’è più motivo di agitarsi quindi, il titolo di studio è regalato a tutti

Non ho mai capito quelli che pensando all’esame di maturità provano nostalgia dei tempi che furono e ricordano romanticamente quei giorni d’estate dove stipati nei corridoi siamo stati costretti a stare seduti per ore, controllati da commissari esterni, in un’atmosfera ridicolmente austera e solenne. Per non parlare degli orali, dove come i detenuti in attesa di giudizio si aspettava ognuno il proprio turno per venire interrogati da docenti schierati come un plotone di esecuzione.

Alla maturità si sono sempre associati ansie, timori e frustrazioni. Perché da quel voto in centesimi ci dicevano sarebbe dipeso il nostro futuro: l’ammissione alle facoltà a numero chiuso, le assunzioni, la stima del datore di lavoro che guardando il nostro cv e vedendo un voto basso ci avrebbe bollato come idioti. Ora che siamo adulti, lo sappiamo, quel numero non è mai contato nulla. Anzi, raramente le persone più scaltre e interessanti sono quelle con appuntate al petto la coccarda del 100 e lode (diciamo la verità, chi si affanna tutti i giorni sui libri e piange se non prende un 10 a 18 anni, da adulto è destinato a sfogare la frustrazione sugli altri facendo multe a chi parcheggia in divieto di sosta).

Da adolescenti però non lo sapevamo e gli esami, in molti, non li abbiamo vissuti a cuor leggero. Cosa che invece potranno fare i maturandi del 2019. Il Miur ha infatti anticipato con una circolare a tutte le scuole le novità per l’esame di Stato in vigore da quest’anno: non saranno requisito di accesso né la partecipazione, durante l’ultimo anno di corso, alla prova Nazionale INVALSI, né lo svolgimento delle ore di Alternanza Scuola-Lavoro, la terza prova è stata eliminata e i crediti accumulabili nell’ultimo triennio da sommare ai risultati delle prove passano da 25 a 40. Insomma ragazzi, state sereni, nel 2019 basterà respirare per passare gli esami.

Che i ragazzi non siano più obbligati a lavorare gratis per 200 o 400 ore per essere ammessi alla maturità , (non disperate, avrete tutto il tempo di farlo dopo la laurea), e che non debbano più perdere un giorno di scuola per svolgere un inutile test anonimo sul quale volendo possono anche disegnare forme falliche non è certo una tragedia

Parlando seriamente, ci sono elementi sicuramente positivi. Alcune esperienze di stage possono essere senza dubbio interessanti e utili, ma che i ragazzi non siano più obbligati a lavorare gratis per 200 o 400 ore per essere ammessi alla maturità (non disperate, avrete tutto il tempo di farlo dopo la laurea), e che non debbano più perdere un giorno di scuola per svolgere un inutile test anonimo sul quale volendo possono anche disegnare forme falliche, non è certo una tragedia.

Ma perché eliminare la terza prova? In una scuola che prepara sempre meno validamente gli studenti (vuoi perché è difficile insegnare a classi di trenta e passa persone, vuoi perché non si boccia più nessuno altrimenti non arrivano i fondi e già manca la carta igienica nei bagni o vuoi perché ci sono sempre più genitori minorati che anziché assestare due ceffoni ai figli somari li danno ai professori) era davvero necessario togliere uno stimolo allo studio di quattro materie (in teoria) segrete fino al giorno stesso della prova?

E perché aumentare di quindici punti i crediti accumulabili nei tre anni? Certo, è giusto valorizzare di più il percorso nella sua totalità, ma un possibile sconto di quindici punti sembra più un’offesa alle reali potenzialità di ragazzi che ora, più di prima, anche senza impegnarsi più di tanto possono ottenere un diploma con voti un tempo difficilmente raggiungibili. Giusto o meno, ai posteri l’ardua sentenza, ciò che è certo, cari maturandi, è che non avrete motivo di agitarvi la notte prima degli esami mentre ascoltate Venditti, la maturità da quest’anno, ve la regalano.

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