Pavido, ingenuo, sempre in ritardo: decisamente Fico non è fico

Roberto Fico passa per essere il difensore delle istanze “di sinistra” dei pentastellati. Fatto sta che, come sulla questione Lodi, risulta perennemente timido, in ritardo. E un po’ confuso. Non basta viaggiare in autobus per essere un buon presidente della Camera

AFP

Da esperto utente di mezzi pubblici qual è, o vuole sembrare, Roberto Fico dovrebbe sapere qual è il momento giusto per salire su un autobus. Sgomitare gli altri passeggeri in fila davanti al portello per zompare per primo sul predellino non è bello; accodarsi con calma per ultimo, col rischio che l’autista ti chiuda il portello sotto il naso e riparta, non è saggio. L’opzione più sconsigliabile è senz’altro arrivare tardi alla fermata e inseguire l’automezzo strapieno che si è già rimesso in moto, cercando di aggrapparsi alla maniglia, tra i frizzi e i lazzi dei passeggeri che guardano dal finestrino. Sarebbe meglio rassegnarsi e aspettare il prossimo autobus, ripromettendosi per il futuro di essere più puntuali onde evitare ritardi e figuracce.

E invece, nella dolorosa questione degli scolari di Lodi, esclusi dalla mensa scolastica grazie a un trabocchetto burocratico frega-stranieri, e riportati a tavola con i compagni con i fondi raccolti in poche ore da un’imponente mobilitazione spontanea, il presidente della Camera si è comportato proprio come l’utente ritardatario e sventato che cerca di saltare sul bus già in corsa.

Peggio: ha aspettato che ad appendersi prima di lui alla maniglia della decenza fuori tempo massimo fosse Di Maio, inferiore come posizione istituzionale ma superiore nella gerarchia pentastellata. «I bambini non si toccano, questo Stato sarà sempre dalla loro parte» aveva scritto domenica su Facebook il ministro del Lavoro in un post subito condiviso anche dal premier Conte, in un inusitato guizzo di iniziativa personale che probabilmente ci costerà una nevicata fuori stagione. E visto che Dibba dal Guatemala non mandava uno straccio di sms, finalmente ieri pomeriggio Fico, l’«ala sinistra» del M5s, dopo essersi guardato cautamente in giro e preso atto che nessuno, nemmeno Bluto-Salvini, l’avrebbe preso a mazzate, si è azzardato a dire una parola a favore dei piccoli esclusi. «Se una delibera, in modo conscio o inconscio, crea discriminazione, bisogna solamente chiedere scusa,» ha detto, interpellato nella sua Napoli a margine di un incontro con gli armatori locali.

Fico ha aspettato che ad appendersi prima di lui alla maniglia della decenza fuori tempo massimo fosse Di Maio, inferiore come posizione istituzionale ma superiore nella gerarchia pentastellata. «I bambini non si toccano, questo Stato sarà sempre dalla loro parte» aveva scritto domenica su Facebook il ministro del Lavoro

Ora, supporre che una sindaca leghista osservante possa discriminare gli stranieri «in modo inconscio» è bizzarro: Sara Casanova, la prima cittadina di Lodi, con l’autrice della delibera Sueellen Belloni, ne era pienamente, orgogliosamente conscia, essendo espressione di quella parte di lodigiani che considera i bimbi stranieri «come le zecche dei cani».

Del resto, se Salvini non ha chiesto scusa alla famiglia Cucchi per un figlio ammazzato di botte, è difficile che una sindaca salviniana chieda scusa a famiglie ai cui figli è stato solo negato il pranzo per qualche settimana. (E difatti la sindaca Sara Casanova ha subito risposto picche e confermato l’ordinanza.) Ma Roberto Fico, a dispetto della barba e della carica, è un candido.

Si è visto ai tempi dello scoop delle Iene sulla colf. Lui credeva davvero che la signora che ogni giorno andava a fare le pulizie a casa della sua compagna al Vomero non fosse una domestica, peraltro pagata poco e in nero, ma solo una cara amica che dimostrava il suo affetto lavando, stirando e dando lo straccio. Più candido di Fico c’è solo chi pensa che esista una sinistra pentastellata con cui si può dialogare e per questo viene sbeffeggiato come credulone dai terrapiattisti e dagli adoratori degli aerei da carico.

Ma Roberto Fico, a dispetto della barba e della carica, è un candido. Si è visto ai tempi dello scoop delle Iene sulla colf. Lui credeva davvero che la signora che ogni giorno andava a fare le pulizie a casa della sua compagna al Vomero non fosse una domestica, peraltro pagata poco e in nero, ma solo una cara amica

Uno potrebbe dire: Fico, già che ci sei, perché non chiedi scusa tu, a quei bambini, a nome dello Stato di cui, a dispetto delle apparenze, saresti la terza carica? Ma non scherziamo, ragazzi. Stiamo parlando di uno che ha aspettato quarantotto ore per condannare Luca Traini, lo sparatore razzista di Macerata. Che interpellato sullo sgombero dei migranti a Riace si è trincerato dietro un «di questo non parlo». Già è molto se ha lodato senza arrossire la raccolta di fondi come esempio della capacità del Paese «di rispondere alle ingiustizie».

Anzi, magari sotto sotto il candido Fico immagina che quella Lodithon social che ha messo insieme sessantamila e passa euro in quarantotto ore sia stata promossa dal M5s in incognito, come fioretto espiatorio per fare da sgabello opportunista a un governo di destra che benedice Sara Casanova e insulta Mimmo Lucano. Accidenti, se l’avesse saputo avrebbe contribuito anche lui. E poi l’avrebbe rendicontato, insieme alle spese per i biglietti degli autobus persi.

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