Italia-Ue, scontro infinitoSalvini e Di Maio non uccideranno l’Europa, perché l’Europa è già morta

La prima regola dell’Unione Europea? Ognuno può fare quel che vuole, dalla Polonia all’Ungheria, dalla Germania all’Italia. È questo il vero motivo per cui vincono i sovranisti. E quello per cui, alla fine dei conti, sono pressoché inutili

«È un fatto senza precedenti, qui non si tratta solo di un Paese ma dell’intera Unione Europea». Chi è’? Pierre Moscovici, il commissario europeo per gli Affari economici e monetari, arrabbiato nero con la manovra economica del trio Conte-Salvini-Di Maio che cancella le vecchie promesse e porta la previsione di deficit al 2,4% per il 2019? O forse è Valdis Dombrovskis, il commissario europeo che, essendo addetto alla Stabilità finanziaria, si sente oggi meno stabile che mai?

Né l’uno né l’altro. Quelle parole, lettera più lettera meno, furono sospirate nel 2017 da Frans Timmermans, primo vice-presidente della Commissione europea e commissario europeo allo Stato di diritto, per comunicare che la Commissione avrebbe deferito la Polonia alla Corte Ue e attivato la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato, al termine della quale si potrebbe arrivare alla sospensione del diritto di voto per la Polonia.

Quelle birbe dei polacchi l’avevano fatta grossa. Attraverso il partito meravigliosamente chiamato “Diritto e Giustizia” avevano massacrato il diritto e azzoppato la giustizia, facendo del potere giudiziario il maggiordomo dell’esecutivo. E già che c’erano, avevano anche approvato una serie di misure per mettere il bavaglio ai giornali e soprattutto alla televisione di Stato. Molto, molto europeo. Da quando è intervenuto Timmermans, però, i polacchi non campano più. Sono abbacchiati, non escono la sera, dimagriscono. E se gli parli dell’articolo 7 saltano sulla sedia.

Si scherza, ovvio. Perché in realtà i polacchi del famoso articolo se ne fregano, come di quasi tutto il resto. Dall’Europa portano a casa un sacco di miliardi (82 nel periodo 2014-2020, a cui vanno aggiunti gli aiuti all’agricoltura), li investono bene e pazienza se a Bruxelles non sono contenti. Perché l’articolo 7, oltretutto, è un’arma spuntata. Quel che davvero conta è il comma 2, quello che appunto prevede la sospensione del diritto di voto del singolo Paese nel Consiglio europeo (capi di Stato e di Governo) e nel Consiglio della Ue (ministri competenti per materia). Ma per applicarlo serve l’unanimità dei voti nel Consiglio europeo, l’Ungheria ha già detto che voterebbe contro e tanto basta. A proposito di Ungheria. Anche lei è a rischio di articolo 7. Ovvero a rischio di nulla, perché la Polonia aveva a suo tempo promesso di ricambiare il favore. Ergo…

Contro l’Italia si muove l’Europa dei sor Tentenna. Non uno straccio di visione politica interna oltre la scontata reverenza nei confronti della Germania, che fa regolarmente un surplus commerciale oltre il 6% violando le regole Ue, ma per fortuna lo fa in gran parte commerciando fuori dalla Ue e quindi zitti tutti che alla fine ci conviene. Zero palle in politica estera (caso Kashoggi, mai sentito nominare?) e qualche pallida reazione solo quando Donald Trump la prende platealmente a ceffoni (vedi accordo sul nucleare con l’Iran). Un gran parlare dell’esercito europeo ma che non disturbi la Nato, per carità. In modo che possiamo avere sia la Nato sia un altro esercito continentale e muovere così all’assalto di Marte. Il Regno Unito sceglie di togliere il disturbo e noi lì a trattare per anni invece di dirgli prego, si accomodi alla porta e non si disturbi a richiamare.

Quel che è peggio, però, è che l’Unione Europea è un club che, oltre a non sapere bene di che cosa vuole e può occuparsi, tenacemente rifiuta di darsi le regole per andare avanti. Un circolo in cui uno vuole giocare a calcetto e l’altro a freccette e il cui statuto dice che si può decidere solo all’unanimità

Quel che è peggio, però, è che l’Unione Europea è un club che, oltre a non sapere bene di che cosa vuole e può occuparsi, tenacemente rifiuta di darsi le regole per andare avanti. Un circolo in cui uno vuole giocare a calcetto e l’altro a freccette e il cui statuto dice che si può decidere solo all’unanimità. Un’associazione in cui, in buona sostanza, ognuno può fare ciò che vuole. Quando viene presa una decisione sulla redistribuzione dei migranti, chi ci sta ci sta (pochi) e chi non vuole si gira dall’altra parte, perché sa che non c’è nulla, neanche un righino in fondo a un regolamento, che possa impedirgli di farlo. Adottiamo sanzioni contro la Russia, poi tutti corrono a Mosca (mica solo Salvini) e qualcuno, per esempio la Germania, si fa il gasdotto personale dalla Grande Madre Russia. C’è da stupirsi se alla fine un numero crescente di nazioni decide di decidere in proprio? Se nasce e cresce il cosiddetto “sovranismo” che, come i casi italiano, ungherese, polacco, austriaco, ceco, lituano, estone, lettone, e per tanti aspetti anche dei Paesi nordici, vuol solo dire: restiamo nella Ue dove e come ci conviene, per il resto vedremo?

E continuiamo a scambiare la causa con l’effetto. Anche il famoso articolo 7, di cui si parla come se fosse una gran trovata, fu inserito nel Trattato nel 1999, proprio perché si cominciava a parlare dell’allargamento dell’Unione verso Est, cioè verso Paesi che suscitavano dubbi quanto a tenuta democratica. Siamo arrivati proprio lì e nessuno che provi a riflettere su quanti danni abbia finora prodotto in Europa quell’allargamento utile solo alle strategie degli Usa. No, chi sventola l’inutile articolo viene salutato come un centravanti che segna nel derby.

Nel caso dell’Italia, poi, l’Europa mollacciona fa la voce grossa dopo che la frittata è stata combinata. Con l’esempio della Grecia, che la Ue ha messo ai ceppi per salvare i crediti tedeschi dopo esseri bevuta i suoi bilanci fasulli. Dopo anni di totale impotenza, quando non indifferenza, nella gestione dei flussi migratori. Essendo l’Italia passata attraverso la tosatura Monti, quando è stato spacciato per una straordinaria invenzione (il Salvaitalia) il fatto di prendere i soldi ai cittadini e metterli nelle casse dello Stato. Ecco, ora i commissari scrivono letteracce che sono in realtà lettere morte. Pezzi di carta che, per ottenere un qualche effetto, si affidano a ben altri poteri, quelli veri: i mercati, divinità di tipo azteco che esprimono la loro ira tramite uno spirito maligno chiamato spread.

Chissà, magari andremo a fondo, la manovra è una follia, i mercati ci mangeranno il cuore come in Apocalypto e gli speculatori danzeranno sulle nostre tombe. Ma l’Europa non c’entra, non ha neppure la forza di farci del male. Di lei Salvini e Di Maio se ne fregano. E fanno pure bene.

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