Sei una ragazza giapponese e cerchi lavoro? Per prima cosa devi farti la coda

Il dress code per i colloqui di lavoro è rigidissimo, sia per gli uomini che per le donne: ma queste hanno un limite in più, che riguarda il modo in cui si tengono i capelli

In Giappone esiste un modo giusto per fare ogni cosa. Anche nel vestiario, visto che i dressing code del Paese del Sol Levante sono rigidi e stringenti. Soprattutto, quello dei “fresher”, ovvero i giovanotti laureati o diplomati a caccia di un posto di lavoro. La tenuta d’obbligo, almeno per i maschi, è questa: camicia bianca, abito nero e scarpe scure. È consentita un po’ di libertà per le cravatte e i capelli (sempre nell’ambito della ragionevolezza).

E le donne? Per loro gonna, ma di una lunghezza ben precisa. E tacchi: ma anche quelli non devono essere troppo alti. È richiesto (in inglese sarebbe: mandatory) indossare calze coprenti e, a differenza degli uomini, non possono sfoggiare acconciature libere e/o conturbanti. Per la donna giapponese in cerca di lavoro c’è la coda di cavallo, con frangia. E basta.

Potrà sembrare assurdo, ma funziona così. In un Paese dove l’armonia generale conta di più della libertà di espressione dell’individuo, chi infrage le regole (non scritte, e per questo ancora più dure) rischia. Le aziende, teme, non si fideranno di lui/lei. Il lavoro dei sogni potrebbe sfumare. Il futuro è incerto e, tutto sommato, tenersi i capelli in modo anziché un altro è un sacrificio tollerabile.

“Lo stile non mi dona, ma voglio il lavoro. E allora me lo faccio”, dice una delle ragazze rispondendo a un sondaggio lanciato da una nota azienda di shampoo. “Mi fa strano che tutti abbiano la stessa acconciatura, ma non voglio essere l’unica a essere tenuta fuori dal mercato del lavoro”, aggiunge un’altra. “È uno stile di massa e a volte mi sembra che non sia niente di me nel mio aspetto”. E “Ho un complesso sulla mia faccia, che è troppo rotonda. Per questo non mi piace farmi la coda di cavallo, ma la pressione è tanta”. E poi: “Ho i capelli castani, ma li devo tingere di nero”.

Quest’ultima è una notazione importante perché introduce un paradosso: in Giappone i capelli castani sono considerati frutto di tintura, e chi si tinge i capelli è considerato poco serio, non affidabile e vanesio. Ma cosa devono fare le castane naturali che vogliono trovare lavoro ed essere considerate serie? La risposta è semplice: tingersi di nero.

In un mondo armionioso e rigido insieme, le piccole cose (come i capelli e le acconciature) raccontano tanto di una società che ha cominciato a interrogarsi sulla validità delle proprie abitudini. Un giorno tutto questo cambierà, si pensa. Ma fino a quel momento, si andrà ai colloqui di lavoro facendosi la coda.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter