Luca Guadagnino l’ha dichiarato ormai mesi fa. Recentemente anche l’attore Armie Hammer ha affermato che il sequel del celebre film Chiamami col tuo nome (il cui titolo originale in inglese è Call me by your name) non è solo una vaga idea, ma un vero e proprio progetto.
E subito, sui social, il mondo dei cinefili si è diviso: da un lato chi acclama la scelta del regista, dall’altro chi sostiene che un secondo capitolo della storia non sarebbe mai all’altezza del primo film. Chiamami col tuo nome è stato un film rivelazione che, sin da subito, è diventato un vero e proprio cult: tale privilegio non è stato determinato solo dalle tematiche trattate, ma anche da dettagli registici. La sapiente mano di Guadagnino, infatti, ha saputo rendere la storia d’amore tra due giovani negli anni ‘80 un insieme di citazioni e riferimenti che abbelliscono la storia in un modo mai pesante, caricandolo di una leggerezza elegante che hanno trasformato il lungometraggio in un’intensa pellicola dai sapori tipici del grande cinema italiano, arricchito dalla posatezza di una sceneggiatura raffinata (sceneggiatura che è valsa a James Ivory un premio Oscar).
Sarà l’ambientazione nostrana (il film è ambientato nel nord Italia), sarà il sapore retrò, la storia ha saputo incantare e commuovere, guadagnandosi senz’ombra di dubbio un posto d’onore nella storia del cinema italiano.
Chiamami col tuo nome è una storia d’amore, ma anche un racconto di formazione, un’educazione sentimentale, una parabola sulla disillusione che trova, nel finale, la bellezza di una nostalgia ruvida, non scomposta. La separazione sembra cingersi di una sorta di inevitabile decorso, quasi una forza maggiore che dona alla stagione d’amore tra i due protagonisti un carattere di perpetua e inossidabile forza. Una storia conclusa che, non per questo, pone fine alla trama dei sentimenti.