Fa discutere la proposta di legge a firma del presidente della commissione Cultura alla Camera Luigi Gallo sulla divulgazione scientifica, da molti salutata come l’avvento di un’imminente svolta oscurantista, da alcuni paragonata a un Miniculpop. “Prove di regime”, ha denunciato la senatrice Simona Malpezzi, subito smentita da Gallo, che oltre a dirsi aperto a eventuali modifiche ha respinto le accuse sottolineando che la proposta era già stata depositata nella precedente legislazione. I dubbi però non riguardano la riconfigurazione dell’open access a favore della divulgazione scientifica, ostaggio, questo sì, di un’editoria talvolta farraginosa oltre che costosa. Riguardano il recente inserimento del comma 3-bis che permetterebbe al Ministro dello sviluppo economico Luigi di Maio di istituire una commissione che selezioni l’informazione culturale e scientifica sui canali Rai. «Non conosco nessun Paese che abbia adottato una politica di questo tipo. Questo già la dice lunga. Se questa commissione riuscisse ad alzare il livello della divulgazione ne sarei contento. Il problema è che non funzionerebbe» commenta Edoardo Boncinelli, genetista italiano di fama internazionale, che tra le varie cose ha scoperto una famiglia di geni che controllano il corretto sviluppo corporeo nell’uomo. E notoriamente non le manda a dire, non fosse altro per l’importanza che attribuisce alla parola.
E perché non funzionerebbe?
Primo, perché certe cose vanno lasciate alla libertà individuale. Secondo, chi mi dice che i controllori sarebbero meglio dei controllati? Dubito che il rimedio sia migliore del problema, considerato il marasma culturale in cui oggi versa l’Italia. E non solo l’Italia.
Il presidente della Rai, Marcello Foa, in passato ha divulgato notizie scientifiche rivelatesi poi bufale.
Non conosco questo signore, e il fatto che non lo conosca è sintomatico. Ma il presidente non conta nulla. Nelle scuole si dice, scherzando ma fino a un certo punto, che conta più il bidello del preside. I capi in vista contano poco, in Italia purtroppo funziona così. Ciò detto, penso che la Rai è un corpo che può vivere quasi autonomamente, anche se è parte del problema.
In che senso la Rai è parte del problema?
Le scemenze scientifiche non le leggiamo solo sui giornali ed eventualmente sui libri, le ascoltiamo tutti i giorni alla televisione. Non così gravi come le altre, ma pur sempre scemenze. Ora che ho molto tempo e guardo televisione, ne sento di tutti i colori.
L’ultima volta che ha sobbalzato di fronte alla televisione?
Guardi, sobbalzare sarebbe già una grande cosa, perché significherebbe trovarsi di fronte a un’affermazione falsa. Il problema sono le affermazioni che non sono né vere né false, che ti lasciano basito, incapace di formulare una replica. Le energie alternative, l’ambientalismo, l’ecologia, tutte cose sante, ma bisogna stare attenti a come si enunciano, altrimenti ogni cosa si riduce a ginnastica non guidata dal cervello.
La scienza democratica è una grossa cretinata. Esistono cose sulle quali non c’è nulla da decidere o da argomentare
La scienza deve farsi o no più democratica?
La scienza democratica è una grossa cretinata, non fosse altro perché non è chiaro che cosa voglia dire democrazia. Tutti pensano di saperlo, ma poi ogni nazione e addirittura ogni partito intende la democrazia a modo suo.Eppure la tendenza è aprire il dibattito scientifico.
Se per dibattito s’intende che la scienza deve ascoltare tutti per prendere una decisione, no, esistono cose sulle quali non c’è nulla da decidere o da argomentare. Per esempio, che il protone sia più pesante dell’elettrone è un dato, non materia di discussione. Non è esatto come 2+2=4, quella è matematica, ma al netto delle novità e del progresso scientifico, bisogna camminare sul solco della certezza.E se la polarizzazione tra opinioni antiscientifiche e certezze scientifiche fosse parte del problema di oggi? L’opinione antiscientifica non ci dovrebbe proprio essere. Al massimo uno dovrebbe dire “non lo so”. Non è mica proibito dire “non lo so”. La scienza avanza ed è sempre più difficile seguirla. È difficile anche per me, che ho fatto ricerca per quarant’anni. Però quando non so, non capisco, o non riesco a seguire, mi fido. L’italiano invece non si fida. E come tutti quelli che non si fidano, finisce per essere imbrogliato molto più di quelli che si fidano.
Perché l’italiano non si fida?
Beh, è nella sua natura. “Franza o Spagna purché se magna”, come recita il proverbio. Non si è mai occupato di difendere posizioni che non fossero utilitaristiche. E poi c’è il fatto della religione, che è potentissima in questo Paese, e teme la scienza perché fonte inesauribile di novità. La religione le novità le ha scritte molti secoli fa.Nemmeno la filosofia sembra suscitarle troppa simpatia.
Accanto alla religione c’è una sorta di idolatria che anche le persone non credenti hanno per la filosofia, diciamo in senso lato. Questo porta alla diffidenza, talvolta al disprezzo per la scienza. È un fenomeno globale, ma in Italia tocca vertici assoluti.Il fine della scienza è responsabilità della scienza? Lo scienziato è un tecnico o ha il dovere di speculare sui fini ultimi della scienza?
Mentre fa ricerca lo scienziato non deve rispondere a nessuno. Quando la ricerca esce dal laboratorio e fa il suo ingresso nella popolazione, lì la società deve intervenire. Un martello si può costruire per piantare un chiodo nel muro ma anche per spaccare la testa a qualcuno. Non userei questo termine, ma sì, lo scienziato è un tecnico. Il fine e l’applicazione della scienza non spettano a lui.Le parole legate all’economia? Chi usa questi termini sa benissimo che la gente non ne sa niente, però fanno effetto
Con la sua proposta di legge, Pillon vuole rendere illegale l’aborto.
Il mondo intero ci sta provando e sempre ci ha provato, con tutto che non sono credente, francamente non capisco perché. Penso sia un omaggio, magari non richiesto, all’ortodossia cattolica. Non è un caso che in Argentina la legge che consente l’aborto non sia passata.Piano legislativo, piano giuridico e piano morale si mischiano.
A differenza di quanto si tende a credere oggi, mischiare non è migliorare. Mischiare è confondere le cose. L’istanza religiosa, nel caso specifico, permea la questione. Si dice che “dio dà e dio toglie”, ma allora vogliamo rimbalzare su dio tutte le responsabilità? Poi, siccome dio non parla, non rimane che la Chiesa.Dimentica il Presidente del consiglio con in tasca Padre Pio e il Ministro che sventola rosari.
Se questi personaggi dovessero svanire non sono sicuro che il rimpiazzo sarebbe migliore. È tipico dei vecchi dire mala tempora currunt, e spesso si sbagliano. Io mi sono sempre trattenuto dal fare simili discorsi, il fatto che li faccia ora significa che qualcosa sta succedendo.Cosa sta succedendo?
Le parole hanno perso ogni significato. Si usano in maniera disinvolta, appiattita, e questo, sebbene possa sembrare un aspetto minimale, è conditio sine qua non di una cultura sgangherata, nemmeno sbagliata.C’è qualche parola che detesta?
Detesto “algoritmo”. Fino a qualche anno fa non si usava proprio, ora lo si fa a sproposito. Credo che quasi nessuno di quelli parlano di algoritmo, che pure indica un concetto al quale fare tanto di cappello, sappia che cosa sia. Per non parlare di termini come di “energia”.Cioè?
Qualche tempo fa un’importante agenzia italiana disse che l’energia era una porta. Ma siamo impazziti? La parola “energia” fa le spese di una sostanziale mancanza di serietà. Figuriamoci poi parole come “felicità”, “libertà”, e “democrazia”. Sono molto amareggiato da tutto questo.Vanno molto di moda i termini economici.
Chi usa questi termini sa benissimo che la gente non ne sa niente, però fanno effetto. È un modo per gettare fumo degli occhi. Magari si facesse uno studio anche materialistico che comprenda gli interessi economici… Il problema è che non è questo lo scopo. Lo scopo è parlare senza dire nulla, la cosa peggiore che una persona civile possa fare.Il Governo vuole abolire il numero chiuso nella facoltà di medicina. È favorevole?
Non sono abbastanza esperto, né ho riflettuto adeguatamente sulla questione. Però, se dovessi rispondere per forza, direi che il numero chiuso è bene tenerlo.Il concorso universitario è già di per sé un’aberrazione, un’istituzione, tanto per cambiare, borbonica. Si dice che in cattedra ci sono tanti cretini. Non è vero, ci sono tanti mediocri, e spesso per casualità
Come vede la vigilanza dei concorsi universitari?
Il concorso è già di per sé un’aberrazione, un’istituzione, tanto per cambiare, borbonica. Del tutto sconosciuta in molte nazioni civili. E poi c’è sempre il fattore della casualità. Detto questo, visto che non possiamo liberarci dai concorsi, non saprei proprio che cosa si possa fare. Si dice che in cattedra ci sono tanti cretini. Non è vero, ci sono tanti mediocri, e spesso per casualità. Poi naturalmente ci sono materie, come quelle scientifiche, in cui è più facile riconoscere di avere preso un granchio, ma ce ne sono altre in cui non è altrettanto facile.Lei ha preso qualche granchio nella sua carriera accademica?
Pensi che io che sono stato Presidente della Società Italiana di Biologia Molecolare ho fallito ben due concorsi all’università, di cui uno proprio di biologia molecolare. Quando all’estero lo raccontavo ai miei colleghi pensavano che fossi preda della solita mania degli italiani di autoaccusarsi, invece no, è proprio così.Ha mai messo in cattedra qualcuno?
In Italia non ho mai messo in cattedra nessuno. Ho contribuito a segnalare, via semplice lettera, il valore di un sacco di scienziati in gamba per cattedre all’estero. Si manda una lettera agli esperti del campo, e si sente quello che dicono. Naturalmente se ne mandano parecchie e poi si fa una media pesata. I nostri figli, e domani i nostri nipoti, verranno preparati da queste persone, vanno scelte bene. La scelta deve essere fredda e al contempo una cosa sentita, che viene da dentro.È strano sentire parlare un genetista di scelte che vengono da dentro. Cosa c’è dentro, l’anima?
Dentro ci sono i batteri. Parafrasando la famosa réclame “dentro di me c’è Chilly”, io dico “dentro di me c’è bacilli”. Scherzo naturalmente. Dentro di me c’è un corpo, c’è un sistema nervoso, c’è la registrazione di buona parte di quello che è accaduto nella mia vita fino a oggi, e c’è un modo di far funzionare tutto questo. Non c’è altro.Niente anima quindi?
L’anima non è mai esistita. L’unica cosa seria da fare con sé stessi, lasciando fare gli altri, è porsi ogni sera di fronte a uno specchio e chiedersi: “quello che hai fatto oggi lo condividi? Lo rifaresti?”. Se noi facessimo questo, l’umanità andrebbe parecchio avanti, anche senza anima, che ripeto, non c’è.Di cosa ha paura?
Al momento di nulla perché sono a due passi dalla morte. Se penso ai miei figli e ai miei nipoti invece tanto tanto tranquillo non sto. Mia moglie sostiene che c’è una deriva autoritaria, un fascismo latente. Non credo sia così. Questi non sono capaci nemmeno di fare il fascismo… di fare confusione, sì. La confusione a volte è peggio dell’errore.