Sgravio dei contributi per le aziende che assumono neolaureati da 110 cum laude. È il Bonus Occupazionale Giovani Eccellenze, voluto dal governo gialloverde e presentato nel disegno di Legge di bilancio 2019. Gli studenti più meritevoli che avranno conseguito il titolo tra il 1°gennaio 2018 e il 30 giugno 2019 avranno una corsia preferenziale in termini di assunzione da parte di datori di lavoro privati. Si tratterebbe di laureai Magistrali e Magistrali a Ciclo Unico, che abbiano terminato i propri studi in corso, sia in un Ateneo statale che privato. Un passo in avanti verso la meritocrazia? Forse, ma a leggerla bene , questa manovra fa già storcere il naso ad alcuni: gli studenti del Nord e le stesse aziende.
Nell’analisi condotta dall’Osservatorio Talents Venture, sui dati dell’anno accademico 2016/2017 i laureati che andrebbero a usufruire del bonus sono soltanto 14 mila su un totale di 48 mila: si escludono i fuori corso e i laureati che per il corso di studi scelto trovano impiego nel settore pubblico. Va da sé che il premio sarebbe garantito soltanto per il 4,4% del totale degli allori meritevoli. È vero, le donne verrebbero premiate in maggior numero perché in maggioranza tra i 110 e lode (62%), ma è sufficiente per poter parlare di sistema meritocratico?
Se si dà un’occhiata alla distribuzione geografica, sarebbero i laureati del Mezzogiorno e le isole ad avere maggiori chance di assunzione, a discapito degli studenti del Nord Italia. Stando ai dati, in termini relativi, sarebbero la Basilicata risulterebbe in pole position: nell’anno accademico preso in esame, esattamente il 50% dei laureati di questa regione ha ottenuto il 110 e lode. In altre parole, se questi numeri dovessero trovare conferma in futuro, un laureato su due nell’Università degli Studi della Basilicata potrebbe essere destinatario della misura. In una posizione simile sarebbero coloro che conseguono una laurea in Umbria e Sardegna, regioni che possono vantare il 48% dei laureati cum laude. All’estremo opposto si troverebbero invece i laureati del Trentino-Alto Adige e della Valle D’Aosta, regioni in cui solamente uno studente su cinque si è laureato con la lode, nello stesso anno accademico.
Se si dà un’occhiata alla distribuzione geografica, sarebbero i laureati del Mezzogiorno e le isole ad avere maggiori chance di assunzione, a discapito degli studenti del Nord Italia
Se si prendono in considerazione i singoli atenei, il risultato non cambia: è nel Campus Bio-Medico di Roma che è stato registrato, in termini percentuali, il maggior numero di laureati con lode in Italia, con 7 laureati su 10 ad aver conseguito il titolo di Laurea Magistrale o Magistrale a Ciclo Unico con il massimo dei voti. Seguono, con circa uno studente cum laude su due, anche Tor Vergata (49%), La Sapienza (49%) e la Luiss (45%). In fondo alla classifica invece si trova la Libera Università di Bolzano, accompagnata dai Politecnici di Torino e Milano, paradossalmente tra le più rinomate in Italia in termini di qualità di didattica e ricerca.
In ultima analisi, si fa un distinguo tra i laureati con il massimo dei voti in base al gruppo di laurea. Le lauree ad indirizzo “Letterario, filosofico, storico e artistico” sarebbero al primo posto per maggior numero di beneficiari (61%) , seguiti dai laureati ad indirizzo “Medico e odontoiatrico” (57%). A giocarsi il bonus, invece, sarebbero i laureati in ambito giuridico: nell’anno oggetto di analisi solamente il 17% dei laureati ha ottenuto il tanto desiderato 110 e lode.
Lo sgravio per assunzione si limita a circa 3.500 euro. Un incentivo che, sommato alla durata temporale di solo un anno, potrebbe risultare irrisorio agli occhi delle imprese
Così come costruito, il bonus presentato nella manovra di governo non funziona e al contrario, potrebbe ottenere il risultato opposto a quello sperato. Un incentivo destinato all’assunzione dei soli laureati con il massimo dei voti, infatti, potrebbe spingere le università ad abbassare i propri standard formativi al fine di aumentare le proprie statistiche di employability. Inoltre, il voto di laurea non può essere considerato un criterio sufficientemente oggettivo: chi lo dice che un laureato da 110 e lode sia necessariamente più competitivo per l’accesso al mercato del lavoro, specie considerando le forti differenze evidenziate nell’analisi tra diverse regioni, atenei o corsi di laurea?
Di più: i fondi destinati a questa iniziativa sono 50 milioni e sono elargiti sotto forma di esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro nel limite massimo di 8.000 euro per assunzione effettuata. Ipotizzando però una platea di circa 14 mila persone, lo sgravio per assunzione si limita a circa 3.500 euro. Un incentivo che, sommato alla durata temporale di solo un anno, potrebbe risultare irrisorio agli occhi delle imprese. «Piuttosto che concentrare risorse economiche su una nuova iniziativa che può provocare effetti distorsivi e discriminare determinati atenei e percorsi di laurea – sostiene Pier Giorgio Bianchi, amministratore di Talents Venture – potrebbe valer la pena potenziare e diffondere strumenti già esistenti ed a disposizione dei datori di lavoro quali l’apprendistato per l’alta formazione e la ricerca».