Il diktat del VaticanoCatacombe di San Gennaro: cosa si muove nel ventre di Napoli

La Pontificia Commissione di Archeologia e il Vaticano chiedono di rientrare nel pieno possesso dei beni e curarne direttamente la gestione

Sfruttare l’arte

Si dice che il modo più autentico per entrare in contatto con un luogo sia avvicinarsi al suo nucleo caldo: la parte sotterranea. La città di Napoli possiede parecchi porte d’ingresso al suo ventre di reticoli stretti, dove ogni pietra di tufo è custode di storie e leggende che si mischiano fino a confondersi.

Negli ultimi tempi, la città di Partenope ha imparato ad assecondare la naturale inclinazione a vendere le proprie grazie, trasformandole in opportunità di guadagno, ma anche di riscatto sociale.

Dati del 2018 parlano di un incremento dei visitatori di oltre il 91% e di un sorpasso ai danni di Roma nella classifica delle città d’arte italiane. Tra i primi ad aver intuito le potenzialità del settore turistico, il terzo settore.

Catacombe di San Gennaro alla Paranza

La storia che in questi giorni è balzata all’attenzione delle cronache partenopee e nazionali, contiene ognuno di questi elementi: un sito storico, le Catacombe di San Gennaro, San Gaudioso e San Severo, un quartiere difficile, quello della Samità, e una cooperativa, La Paranza guidata da un sacerdote utopista ma non troppo, don Antonio Loffredo. Ma andiamo per ordine.

Nel 2001 don Antonio, a dispetto di uno scenario difficilissimo in un quartiere a infiltrazione camorristica, vide in quei sotterranei dimenticati uno strumento di conoscenza e coscienza civile.

Così, coi giovani del rione, formò la cooperativa della Paranza e, grazie anche all’appoggio del cardinal Sepe, tramite un accordo tra Arcidiocesi napoletana e Pcas, ottenne la gestione delle Catacombe di San Gennaro.

Negli ultimi anni la cooperativa ha dato lavoro a cinquanta giovani, tra cui alcuni con trascorsi difficili: hanno imparato le lingue, per condurre anche i visitatori stranieri alla scoperta di un piccolo pezzo di storia di Napoli, hanno creato un’orchestra e una piccola casa editrice, organizzano incontri e aperitivi culturali.

Gli incassi della biglietteria producono le risorse necessarie per garantire al sito una adeguata manutenzione ed un costante flusso di investimenti in restauri e migliorie. Si tenga presente che gli ingressi, nel 2017 sono stati oltre 104mila. Nel 2009 erano appena ottomila.

L’esperienza delle Catacombe di San Gennaro a Napoli può essere, in definitiva, considerata a livello internazionale un modello da seguire. Ma cosa accade?

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