Il mistero ha perseguitato gli scienziati per anni: come ha fatto il rallo, un uccello che non può volare, ad arrivare sull’Isola Inaccessibile – che è un’isola vera, in mezzo all’Atlantico, non una terra immaginaria da romanzi di Peter Pan?
Se lo sono chiesti fin da quando, nel 2011, un team di scienziati è sbarcato sull’isola (dimostrando che poi tanto inaccessibile non è) e ha cominciato a monitorare la flora e la fauna del luogo. Il rallo è uno degli esemplari più particolari. Piccolissimo (è il più piccolo non-volatile del mondo), si muove sulla terra a passi rapidi e brevi. Si nutre di vermi, bacche e insetti. E, soprattutto, di una specie particolare di tarme che, come lui, non vola.
Nell’Isola Inaccessibile, in più, il rallo gode di un privilegio molto raro: l’assenza di predatori terrestri. Niente gatti o topi a metterlo in pericolo. Questo ne ha favorito lo sviluppo e la sopravvivenza, ma non dà spiegazioni sul suo arrivo.
Secondo alcuni studiosi degli anni ’30, l’animale aveva raggiunto l’Isola Inaccessibile camminando, forse dall’Africa, su un’ipotetica striscia di terra poi finita sott’acqua. La spiegazione, un po’ campata in aria ma comunque convincente, tenne per un po’, almeno fino a quando studi più sicuri sulla tettonica a zolle dell’area non l’hanno del tutto esclusa.
E allora ha risposto la cara, vecchia, evoluzione: il rallo ci è arrivato volando. Proprio così. La genetica, del resto, conferma la sua parentela con altri esemplari (che però volano) in Uruguay, Argentina e Stati Uniti e apre le porte a una storia mai raccontata: l’animale ha raggiunto l’Isola Inaccessibile da cielo millenni fa e poi, vista la mancanza di necessità di sfuggire ai predatori, si è evoluto abbandonando la capacità di volare (che, nonostante sia più romantica, consuma molta più energia).
Ha tenuto i piedi per terra, il rallo. Una scelta che si è dimostrata vincente, almeno fino a oggi. O al giorno in cui, per sbaglio o per caso, non capiterà un gatto sull’isola.