MaestriGiuseppe Berto, il genio rimosso dal mondo intellettuale conformista

A 40 anni dalla morte un ricordo di uno degli autori più fastidiosi e meno incasellabili del ’900 italiano. Prima fascista e soldato (e poi si distanzierà) e dopo nemico di ogni militanza e idolatria

Nascere in un villaggio (Mogliano) di una regione occupata (il Veneto) con plebiscito truffa (1866) da uno stato nemico (Italia). Avere talento e fascino innati, oltre alla giusta dose di narcisismo caro a ogni buon scrittore. Subire l’educazione fascista e patriottica del padre, ex maresciallo dei carabinieri, e aderirvi. Non impegnarsi negli studi liceali finché il detto padre non toglie ogni sostegno economico. Nutrire verso la figura paterna un profondo senso di colpa, legato a un desiderio di successo. Sperimentarne le conseguenze.

Mal riporre le proprie illusioni di gioventù: il fascismo, l’esercito, Mussolini e l’Italia… Iscriversi a dei gruppi fascisti. Partire volontario in Abissinia. Esser ferito, e per questo ricevere subito un paio di medaglie e per decenni un assegno. Iscriversi a lettere, prediligere il biliardo alle lezioni, eppure laurearsi in storia dell’arte. Trovarsi costretto a insegnare italiano, latino e storia a futuri geometri e maestre d’asilo. Preferire tornare sotto le armi; combattere con onore in Africa, ma andare incontro alla disfatta, e cavarsela con una fuga.

Finire per caso nel battaglione di camice nere “M”. Salvarsi la pelle sotto i cannoneggiamenti “alleati”. Trovarsi nei campi di concentramento negli Stati Uniti; e scoprirvi i grandi autori americani; e cominciare a scrivere per davvero. Farlo fottendosene dello stile contemporaneo delle italiche lettere. Vivere ai tempi di grandi editori conservatori (Leo Longanesi), reazionari (Edilio Rusconi), illuminati (Neri Pozza). Nonché ai tempi di grandi autori (Montale e Palazzeschi) che assegnano importanti premi (Campiello e Viareggio).

Optare controvoglia per Roma. Definirla una città parassitaria. Qui, in Piazza del Popolo, abbordare, bussandole sulla spalla, una bella fanciulla di diciott’anni più giovane. Sposarla. Ricordarsi di quando tra amici a turno ci s’informava delle novità, dei libri in uscita, dei premi, delle dicerie sulla pseudo intellighenzia romana: “ci spiegava […] che il regista di quel certo film era poi un pederasta, mentre sua moglie se la faceva con un collega, divorziato da una pittrice lesbica”. E ancora: “sono troppo impegnati nel farsi pubblicità, nel darsi premi, nel dedicarsi saggi e critiche in sommo grado encomiastici, nel raccomandarsi l’un l’altro presso editori e direttori di giornali”. Far per qualche tempo una nevrotica spola tra il capezzale del padre morente e gli inaccessibili salotti romani. Isolarsi.

Scrivere un libro dal titolo che evoca la guerra e le camicie nere, e pur prendendo esplicitamente le distanze da quegli anni e denunciando tutto “il grottesco del fascismo”, farsi dare del fascista per il fatto di non dichiararsi antifascista, e anzi identificando l’antifascismo militante come il nuovo fascismo. Non bazzicare cricche, accademie, circoli, partiti. Non votare, e non farsi incasellare in alcun modo. Restare sempre autonomo, libero e imprevedibile. Esser conscio che nessuno è profeta nella propria patria. Demitizzare la resistenza, la costituzione e il marxismo: “Però, dire che il marxismo è cultura non vuol dire che sia la sola sorgente o forma di cultura, e soprattutto non vuol dire che non sia violenza, anzi è violenza perfino nel campo culturale”. Incassare le critiche. Ostinarsi a scrivere…

Darsi alla scrittura di un controcanto, cupo ma non privo d’umorismo, del proprio paese. Scrivere un pamphlet, Modesta proposta per prevenire, in risposta al Manifesto per un partito conservatore e comuni sta in Italia di Antonio Delfini, e attaccare la burocrazia e i magistrati, il parlamento e la partitocrazia, la destra e la sinistra estreme e il centro, e le finzioni che rispondono ai nomi di Patria, Risorgimento, Nazione, Stato, Unità Nazionale, Popolo, Onestà, Scuola, Giustizia, Verità, Amore “e, immancabile, il Rispetto per le Leggi e le Istituzioni”. In un capolavoro teatrale profetizzare le derive del femminismo nella sedicente giustizia. Sbarcare il lunario scrivendo sceneggiature dozzinali per i cinematografari. Rifiutare una regia ma vedere un grande regista trasporre un proprio libro.

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