Caronte ha una faccia finnica, con tinta anglosassone, lavora all’aeroporto di Oulu, la ‘Capitale della Scandinavia Settentrionale’, e con flemma invidiabile annuncia – in finlandese e in inglese – che il volo per Helsinki delle 8,35 locali è soppresso. Troppa nebbia rende insicuro il volo, dice – io faccio i conti, 2 novembre, ricorrenza dei morti. Forse sono loro, i morti, mentre si stropicciano gli occhi, ad aver creato questa trincea di nebbia.
Fossimo in Italia, si sarebbero divorati il Caronte finnico in un boccone. Invece. I finlandesi, educatamente, si disperdono – cullano l’imprevisto come una possibilità? – rari turisti anglicizzati chiedono spiegazioni. Lui sorride, si scusa, non può far nulla: da cinque anni, dice, la compagnia per cui lavora, la Norwegian Airlines, non annulla un volo. Lo dicevo, ci sono di mezzo i defunti. Il gate d’imbarco è vuoto, si dona al vuoto, come la bocca di Caronte senza lingua.
A proposito. Cerco il cimitero di Oulu. Non lo trovo. Non ho mai visto cimiteri in Finlandia. Forse si mangiano i morti. Forse, appena morto, tocchi il morto sul naso e lui scompare.
Finlandia
Nel giorno dei morti mi accorgo che Oulu è piena di bambini. Vedo una bimba al semaforo. Cerco i genitori. Non ci sono. Lei non pare allarmata, ha la cartella in spalla, gli stivaletti da sci. Poco dopo, vedo diversi bimbi – intorno ai dieci anni – sull’autobus. Soli. L’autobus si avventa contro l’oscurità con l’autorevolezza di un felino. Riflessione rapida. La criminalità, al Nord, non c’è – è ridicolizzata dal gelo. Le ville, che confinano con il bosco, non hanno cancelli – neppure quelle che sorgono in città. I genitori responsabilizzano i bambini. I bambini sono autonomi, sono piccoli adulti – hanno già seppellito i genitori.