Non c’è peggior vampiro del capitalista. Lo pensava già Karl Marx, che nei suoi scritti si è servito più volte di questa metafora per spiegare i rapporti tra i padroni e i lavoratori, tra il cosiddetto “lavoro morto”, già svolto in passato e materializzato e il “lavoro vivo”, gli operai. Il primo, “come un vampiro, vive solo succhiando il lavoro vivo, e più lavoro succhia più vive”.
Era anche lui un uomo del suo tempo. E il suo tempo, oltre alla lotta di classe, conosceva la moda, tutta culturale, del vampirismo. Prima del Dracula di Bram Stoker, pubblicato nel 1897 (cioè quando Marx era morto già da un pezzo) circolò nel mondo intellettuale europeo il racconto Il vampiro scritto nel 1819 da John Polidori, medico mezzo italiano e mezzo inglese al servizio di Lord Gordon Byron. Era evidente che anche Marx ne restò affascinato. Tanto che il vampiro divenne, per lui, la chiave di lettura dei rapporti dettati dal capitale.
Questo aspetto, sollevato dallo scienziato politico Jason Morrissette, potrebbe essere una buona chiave per capire Marx ma, soprattutto, insegnarlo a una generazione cresciuta a pane e Twilight. “Il linguaggio del filosofo di Treviri è denso e sofisticato. Per gli studenti poi la prima era industriale, quella degli albori, è come la preistoria”. Senza contare che – soprattutto negli Usa – molti arrivano poco preparati a capire il pensiero di Marx ma molto prevenuti contro quella che, secondo loro, è solo una forma di indottrinamento. La soluzione? Un paio di pipistrelli che succhiano il sangue.
Del resto, “i proprietari delle fabbriche, motivate soltanto dal profitto, emergono come ua forma di vampiri economici”, scriveva. “migliorando i bilanci aumentando le ore di lavoro, abbassando gli stipendi e peggiorando le condizinoni di lavoro. I capitalisti”, continuava, “drenano il valore del lavoro dei loro lavoratori per arricchire se stessi. Proprio come i vampiri soprannaturali succhiano la forza vitale delle loro vittime per diventare sempre più forti”.
E allora si capisce che proprio la metafora regge tutto il sistema: il vampiro è l’individuo nella sua essenza. È predatore, inumano, anti-umano, senza obblighi morali nei confronti degli altri. Una condizione che, alla fine, conduce all’alienazione. Ma del resto, anche nei racconti di vampiri uno dei temi più battuti è proprio l’incapacità del vampiro di connettersi alla vita degli altri.