Salvini abbraccia i negri. Sembra incredibile scritto così, di questi tempi, con tutto il fiorire di razzismo spiccio che si incontra per strada, sui social, sui treni, quello che non rientra nelle statistiche ma che annusi nelle piccole frequentazioni quotidiane. Esasperazione la chiamano i razzisti che non sopportano di essere definiti tali eppure in molti, c’è da scommetterci, hanno aperto gli sfinteri della xenofobia perché si sono sentiti sdoganati proprio da lui, il Capitano, quello che ha il coraggio di twittare da ministro dell’Interno dal fondo dell’oscurità delle proprie interiora e per questo viene incoronato come uno di loro, uno che esibisce con fierezza il proprio lato peggiore.
Eppure Matteo Salvini, nella sua mise formale da ministro dell’interno, dismesse le magliette sbirresche, oggi è volato a Pratica di Mare per abbracciare i 51 rifugiati e richiedenti asilo arrivati grazie al corridoio umanitario concordato fra Viminale, Unhcr e Associazione Giovanni XXIII. «Questi sono i migranti giusti», ha detto il ministro ai giornalisti, compiaciuto di quanto possa essere bravo a fingersi buono mentre accarezza i bambini e cede il passo alle donne mentre sbarcano dal volo di Stato.
E invece ci vorrebbe anche lì una signora che si infili le dita in bocca e glielo urli sfidando il cordone poliziesco: questi arrivati a Pratica di Mare sono come tutti gli altri, in attesa di sapere se verranno riconosciuti meritevoli di protezione internazionale, sono gli stessi che in gran parte componevano la carovana degli avviliti sgomberati a Roma, hanno le stesse cicatrici e le stesse storie di quelli lasciati in salamoia sulla nave Diciotti per una settimana per favorire l’erezione degli xenofobi di casa nostra, sono uguali a quelli stanchi e disorientati che macerano in coda all’ingresso degli uffici per l’immigrazione. Ma questi li ha accolti Lui, li ha toccati Lui, li ha unti il Capitano e allora funzionano, vanno benissimo. Anzi, sono utilissimi per l’ho anche amici negri che i seguaci del leader leghista si tengono sempre in tasca, per ogni occasione.
Questi arrivati a Pratica di Mare sono come tutti gli altri, hanno le stesse cicatrici e le stesse storie di quelli lasciati in salamoia sulla nave Diciotti
Il vicepremier stregone, c’è da scommetterci, sarà anche convinto di avere incassato un doppio colpo: ha arginato le accuse di chi ne denuncia la deriva destrorsa e fascista mentre dall’altro lato può essere perdonato dai suoi seguaci razzisti seriali che si consoleranno dicendosi che “l’ha fatto perché è stato costretto”, nella convinzione di essere depositari di una famigliarità che il ministro innaffia tutti giorni attraverso i suoi social. Tutti contenti, il colpaccio di comunicazione è perfettamente riuscito.
Eppure Salvini è il minor problema causato da Salvini. Lui, le sue inclinazioni e il suo modo d’essere sono socialmente irrilevanti rispetto al sottobosco umano che ha sdoganato e che continua a inneggiare a Lui. I mostri partoriti da Salvini sono i protagonisti degli episodi criminali che si stanno accumulando in questi mesi, sono i fascisti del terzo millennio che valgono un pugno di voti eppure di questi tempi si sentono al potere, sono i penosi cospirazionisti che si sentono riabilitati, sono coloro che (giustamente) hanno fatto anni a vergognarsi delle proprie (vergognose) pulsioni contro gli stranieri o i deboli o i fragili e oggi non si vergognano più, sono i nostalgici fascisti che vivevano il proprio ardore come una masturbazione da consumare solo tra intimi e oggi la sventolano in pubblico, sono le nomine come quella di Stefani Pucciarelli alla comissione per i diritti umani che minano la credibilità già malconcia di una politica poco credibile e delle istituzioni, sono i bulli vigliacchi xenofobi da treni regionali che condividono fieri le proprie gesta sui social, sono i torturatori in divisa che si sentono legittimati o addirittura protetti, sono i sovranità dell’ultim’ora che non sono nient’altro che miopi e ignoranti conservatori, sono furbi che sanno che saranno premiati.
Non è solo Salvini: siamo insozzati da una scia che ha lasciato come bava il suo passaggio e che presumibilmente sopravviverà anche dopo la caduta politica del leader della Lega. Ed è qualcosa con cui dovremo fare i conti, anche quando il re si sarà mostrato nudo, perché non c’è peggior servitù di chi ha bisogno di un sovrano (o un capitano) per nascondersi dietro a un dito.