Il periodo natalizio modifica i nostri ritmi, la nostra percezione del tempo. Anche se per pochi giorni, cambiano le nostre abitudini, il nostro quotidiano si arricchisce di nuove ritualità. Tra le tante sfumature delle feste natalizie, l’ozio e uno stile di vita più rilassato restituiscono il senso di una lentezza che appare tanto più necessaria nella frenesia di giornate caratterizzate da cene, feste, scambi di auguri e regali.
Col Natale l’efficientismo di una rigida pianificazione può davvero lasciare spazio all’ozio, non inteso come “dolce far niente”, ma nella sua più proficua accezione di “ozio creativo”, secondo la lezione del sociologo Domenico De Masi.
Gli antichi Romani consideravano l’otium non una semplice pigrizia, quanto piuttosto un tempo libero da impegni, da dedicare al pensiero, alla contemplazione, alla riflessione, all’esercizio della creatività. Uno dei filosofi che più si è interrogato su tale argomento è stato Seneca, per il quale l’ozio rappresentava la parte più importante della vita dell’individuo, quella in cui si egli dedica alla lettura, alla formazione, alla costruzione di una morale; è il momento in cui l’uomo impiega il tempo in funzione della virtù, per il raggiungimento della saggezza, grazie alla quale è possibile partecipare al contesto politico e alla vita della comunità, ossia a prendere parte attiva alla vita sociale.
De Masi fa della dimensione creativa dell’ozio una sorta di filosofia di vita, sostenendo che “non mi piace la pigrizia di suo, mi piace l’ozio creativo che è l’insieme di studio, con il quale produciamo sapere, di lavoro con il quale produciamo ricchezza, di gioco con il quale produciamo allegria”.
Seguendo tale indicazione, suggerisco tre parole per la prossima pausa natalizia:
- studio;
- lavoro;
- gioco.
Ma come è possibile, vi chiederete, includere nella nostra vacanza i concetti di studio e lavoro, oltre a quello più consueto e “normale” di gioco?