Ci risiamo: i Cinque Stelle bloccano la Gronda (nonostante il Ponte Morandi)

Il ministro dei Trasporti Toninelli non ha inserito l'opera tra i cantieri da sbloccare. Il progetto ha già autorizzazioni urbanistiche e ambientali e alleggerirebbe il peso sul nuovo ponte Morandi. Costa 4,3 miliardi di euro, ma lo Stato non dovrebbe metterci neanche un centesimo

ANDREA LEONI / AFP

Se l’avessero costruita in tempo, forse non sarebbe crollato il ponte Morandi, causando la morte di 43 persone. Costa 4,3 miliardi di euro, ma lo Stato non dovrebbe metterci neanche un centesimo. Il suo tracciato è già stato approvato dai cittadini delle zone interessate (nel 2009), ha avuto il parere favorevole della Valutazione di Impatto Ambientale (nel 2014), e i suoi cantieri potrebbero partire in poche settimane. A Genova aspettano quest’opera da vent’anni, ma la Gronda, la nuova autostrada che avrebbe dovuto alleggerire il traffico sul viadotto dell’A10 crollato il 14 agosto, non si farà. L’ha deciso il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli che non ha inserito l’opera nella lista dei cantieri delle grandi e medie opere sbloccabili in tempi rapidi. Ancora bloccate la Tav Torino-Lione e l’Alta velocità Brescia-Padova.

Eppure secondo la perizia della procura di Genova la rottura dei tiranti del pilone 9 del ponte Morandi fu causata dalla scarsa manutenzione del viadotto, rinviata più e più volte anche perché non c’era una via alternativa dove far passare migliaia di auto e tir che transitavano ogni giorno sopra il torrente Polcevera. Il ponte Morandi è solo la punta dell’iceberg di una rete autostradale progettata negli anni Trenta senza adeguamenti strutturali da almeno 50 anni. La soluzione dal 2017 è in un cassetto del ministero dei Trasporti: la gronda di Ponente collegherebbe l’autostrada A26 con l’A7 (con corsie raddoppiate), togliendo una gran parte del flusso veicolare di oltre sessantamila sul sostituto del ponte morandi. Un tracciato di 72 chilometri che amplierebbe unici viadotti, realizzandone tredici in più. Non serve essere genovesi per capire che la Gronda è una priorità per la città e per le autostrade del Nord che sono collegate al capoluogo ligure.

La sensazione è che questo governo in nome della sete di vendetta, più che di giustizia, ignori gli interessi dei genovesi.

Non prendiamoci in giro: il problema non è la priorità, la gronda serve eccome. Il vero peccato originale della Gronda è di essere completamente finanziato da Autostrade per l’Italia, in cambio dell’allungamento di 4 anni della concessione (dal 2038 al 2042). Il tutto con l’ok dell’Unione europea e senza tariffe aggiuntive a carico dei cittadini. A poche ore dal crollo del ponte Morandi, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio disse: “I responsabili hanno un nome e un cognome e sono Autostrade per l’Italia, revocheremo la concessione”. Senza contare che già nel 2014 il fondatore del M5S Beppe Grillo in un evento con le associazioni No Gronda disse: “Fermiamoli con l’esercito“, riferendosi a chi voleva costruire la Gronda. Tornare indietro sarebbe un suicidio politico per il Movimento 5 stelle. Chi ha sbagliato dovrà pagare, ma secondo i principi dello Stato di diritto: un giusto processo in tempi rapidi che stabilisca chi siano i colpevoli, non un linciaggio politico. La sensazione è che questo governo in nome della sete di vendetta, più che di giustizia, ignori gli interessi dei genovesi.

Anche per questo il 18 gennaio 37 associazioni che rappresentano le imprese, i sindacati e libere professioni liguri hanno firmato il manifesto “Perché sì alla Gronda”, denunciando un danno indiretto di diverse centinaia di milioni di euro, se il progetto non si farà: “Il crollo del ponte Morandi ha ulteriormente e drammaticamente dimostrato come il nodo metropolitano di Genova abbia bisogno di un’infrastruttura autostradale capace, efficiente e sicura rispetto alle esigenze di mobilità attuali e future”. “Il nostro sistema autostradale è vetusto. Abbiamo gallerie senza corsie di emergenza o marciapiedi, strade tortuose, tutte le strutture sono in cemento e come ha dimostrato il crollo del Ponte Morandi bisogna manutenere o ricostruire, il traffico è enormemente aumentato“, dice il presidente della Camera di commercio di Genova Luigi Attanasio. “La gronda è ineludibile e necessaria, bisogna mantenere la continuità amministrativa rispettando gli impegni assunti con cittadini, istituzioni pubbliche e imprese”. Il 23 gennaio il sindaco di Genova Marco Bucci ha detto che il nuovo ponte Morandi sarà percorribile dal 15 aprile 2020. La speranza di molti è che sia molto resistente per gestire tutto quel traffico, il timore è che dovrà farlo per molti decenni.

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