Cultural StereotypeDa Chilidsh Gambino ad Ariana Grande, ecco la musica che ascolteremo nel 2019

Sarà un anno pieno di musica interessantissima, basta sapere dove andarla a cercare. Nell'epoca dei reality, bisogna guardare nei posti in cui evaporano i confini tra generi e stili. Con una certezza: sarà un anno all'insegna della black music

Valerie MACON / AFP

Non ascoltate chi si lamenta dei bei vecchi tempi andati e aspetta il Natale per comprare l’ennesima strenna di Bruce Springsteen (o di Bob Dylan). Anche quest’anno uscirà una vagonata di musica bellissima. Solo, forse, non è lì dove la state cercando. Oltre la cortina fumogena dei reality (interessanti come esperimento sociologico, meno come capacità di produzione musicale: ma su questo bisognerebbe prendersi il coraggio di fare un discorso più approfondito) e oltre l’effetto trionfale dei tour-tutto-esaurito-sempre negli stadi e nei palazzetti di gente che fino all’altro giorno doveva pregare in ginocchio gli amici per venire a sentirli negli indie club più scalcinati, l’offerta con cui tutti i generi musicali affronteranno il 2019 sembra avere tutte le premesse per accontentare anche i più esigenti.

Pitchfork ha stilato una lista di 33 dischi che si aspettano con particolare enfasi. Su tutti spicca il nome di Frank Ocean, artista hip hop capace di attirare l’attenzione su di sé con Blonde e channel ORANGE. Certo la black music continuerà a farla da padrone, a dimostrazione di come sia da quelle parti da cercare la sperimentazione, la capacità di intercettare lo zeitgeist emotivo di un periodo storico, il carisma per imporsi come pietre angolari di paragone a tutti i livelli. Anche perché oltre a Ocean usciranno Kanye West e Solange (la sorella di Beyonce); Missy Elliot e Rihanna; Chance the Rapper e Childish Gambino (che con This is America ha creato aspettative tutto sommato leggere, dai); i Run The Jewelsquelli che si sono fatti aprire il concerto di Glastonbury da Jeremy Corbyn — Vince Staples e the Weeknd.

Le linee di confine tra mainstream e underground sono ormai evaporate. Basta dare un’occhiata ai cartelloni dei prossimi Primavera Sound e Coachella per vedere sempre più predominante il processo che vede la fusione dei due universi

Le linee di confine tra mainstream e underground sono ormai evaporate. Basta dare un’occhiata ai cartelloni dei prossimi Primavera Sound (Barcellona, 30 maggio-1 giugno) e Coachella (Indio, in California, 12-21 aprile) per vedere sempre più predominante il processo che vede la fusione dei due universi. O meglio, l’incorporazione totale del primo a scapito del secondo. Ariana Grande, anche lei in uscita con un disco, accanto ai Tame Impala (previsti in estate); Carly Rae Jaspen (quella di Call Me Maybe, che rappresenta ormai il passato) accanto a James Blake (che fa il vago, come al solito, ma che dovrebbe uscire addirittura a fine mese). Insomma, non è più tempo di ideologia, forse. O forse va cercata da un’altra parte, certo non nei festival più in che rappresentano più che una guida all’ascolto, un vero e proprio termometro dello stato dell’arte della musica pop (in senso largo) contemporanea.

Una linea di confine che le donne hanno dimostrato di maneggiare molto meglio degli uomini. I cartelloni dei festival, infatti, sono a predominanza femminile e non è un caso che questo processo arrivi dopo anni di empowerment e di autentica consapevolezza attorno al proprio ruolo dentro un business, quello musicale, che da sempre oggettivizza sullo sguardo maschile il corpo femminile. Scorrendo le novità in arrivo tra artiste che hanno fatto della contaminazione e l’evaporazione dei confini la propria cifra stilistica troviamo anche Lana Del Rey, Sky Ferreira (chissà se riuscirà a tirare fuori un altro singolo significativo come Everything is Embarassing?) e Grimes.

Ogni appassionato di musica che si rispetti aspetta la novità che non si aspetta. Esaltarsi per una serendipità improvvisa scoperta grazie al consiglio di un amico, una recensione su un social network o addirittura su un “corpo intermedio del ‘900” come una rivista. Per questo le migliori novità del 2019 sono quelle che non abbiamo ancora intercettato

Sì ma la chitarre? Posto che il 2018 ci ha regalato alcuni ottimi dischi (tra cui i Cloud Nothings), nel 2019 dovrebbero esserci, oltre ai già citati Tame Impala, i ritorni dei Deerhunter e dei Raconteurs, dei Vampire Weekend e degli American Football, di Cass McCombs e dei Weezer (che ultimamente sembrano essere tornati in auge grazie a una cover nata per scherzo dei… Toto). Senza dimenticare quello che forse è il disco più atteso, almeno da queste parti: Remind Me Tomorrow di Sharon Van Etten (i cui due singoli già ascoltati Jupiter 4 e Comeback Kid promettono già benissimo).

Ogni appassionato di musica che si rispetti, però, aspetta la novità che non si aspetta. Esaltarsi per una serendipità improvvisa scoperta grazie al consiglio di un amico, una recensione su un social network o addirittura su un “corpo intermedio del ‘900” come una rivista. Per questo le migliori novità del 2019 sono quelle che non abbiamo ancora intercettato.

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