Non è vero che ormai tutto il mondo è stato esplorato. Esiste ancora un angolo di resistenza, un punto a circa 700 chilometri dal Polo Nord geografico che l’uomo non ha mai toccato e nemmeno raggiunto. Sempre coperto dai ghiacci della calotta polare, il “polo dell’inaccessibilità” è impossibile da raggiungere via nave. Bisogna camminare sotto la neve.
Il primo a individuarlo fu l’ufficiale di marina russo Aleksander Kolchak (noto anche perché fu fatto fuori dai bolscevichi), e in tanti seguendo le sue indicazioni cercarono di raggiungerlo. Non ci riuscì nessuno. Una delle difficoltà, tra le tante, era che la localizzazione di questo punto, che è di fatto una ricostruzione teorica, cambia nel tempo. Secondo i calcoli attuali, fatti seguendo le immagini satellitari ad alta risoluzione, il luogo esatto (cioè quello più distante da qualsiasi terra conosciuta) sarebbe a 200 chilometri di distanza rispetto a dove pensava Kolchak. Ma potrebbe spostarsi ancora: il cambiamento climatico oco male: ci sono altri esploratori moderni che vogliono tentare l’impresa.
Uno di questi è l’inglese Jim McNeill, veterano delle spedizioni polari. Per lui niente è inaccessibile, nemmeno questo polo. O almeno così spera, visto che è pronto per un nuovo tentativo. Ci aveva già provato nel 2003, ma venne fermato da una malattia. Poi, di nuovo, nel 2006, ma lo blocca il ghiaccio in frantumi.
Stavolta andrà meglio? Il progetto è di quelli ambiziosi. A febbraio partirà dal Canada e risalirà fino al circolo polare, e da lì si vedrà. Avrà con sé sci e slitte trasformabili in kayak, in caso dovesse incontrare dell’acqua. Insomma, l’attrezzatura c’è e la volontà di toccare l’ultimo posto inesplorato del pianeta anche. Sarebbe la fine di un’epoca.