IntervistaGino Sorbillo: “Questa bomba non ci fermerà, la nuova Napoli andrà avanti”

Nella notte una bomba è esplosa davanti alla pizzeria di Gino Sorbillo, in via dei Tribunali a Napoli. Sorbillo a Linkiesta: “Il 99% dei napoletani è onesto. Ma è la piccola minoranza a fare tanto rumore"

Nella notte tra il 15 e 16 gennaio una bomba è scoppiata nel ristorante dello chef Gino Sorbillo, simbolo della legalità e dell’eccellenza della Napoli che funziona. Un gesto intimidatorio che non fermerà la rivoluzione tranquilla e gentile dello chef pluripremiato e capo di un impero della ristorazione che dà lavoro a più di 250 persone in ristoranti sparsi a Napoli, Milano e New York. “Lo shock è ancora forte, ma presto rialzeremo la serranda, come se nulla fosse successo”, dice a Linkiesta.

Sorbillo, è una bomba messa da uomini della camorra?
Sì, è un atto vile, un attacco all’improvviso. Come hanno fatto cinque anni fa incendiando lo stesso ristorante. Ora hanno pensato di ricorrere alle bombe pur di fermarci, ma non ci riusciranno.

Perchè vogliono fermarvi?
Vogliono affermarsi nel territorio, consolidare il loro potere, intimorire altri esercenti della zona. È una lotta tra legalità e illegalità: attaccando il simbolo della rinascita di Napoli, una città onesta che lavora si vuole mandare un messaggio alla categoria di commercianti che ha creduto e scommesso nel rilancio del centro storico.

Qual è il messaggio?
Comandiamo e comanderemo noi: abbiamo messo una bomba nel ristorante di Gino Sorbillo, il più in vista di voi e possiamo farlo tranquillamente a chiunque. Anche gli altri commercianti subiscono continue intimidazioni, anche piccole minacce, ma il velo di omertà non fa trasparire questa pressione continua. Ma la bomba la lanciano a chi è più forte. Colpendo me è come se educassero cento piccoli commercianti per far abbassare a tutti la cresta. a non ci riusciranno.

Il 99% dei napoletani è onesto. Lavora tutti i giorni senza farsi intimidire dalla camorra o altre forme malavitose. Ma è l’1% che ci distrugge: una piccola minoranza che vive nell’illegalità ed è quella che fa più rumore, talmente forte da sembrare chissà quanti.


Gino Sorbillo

Lei è in fondo il simbolo di una Napoli che funziona.
Sì. è come se avessero messo una bomba a Piccadilly circus. Sono il simbolo della rinascita della città, un ragazzo nato nei Tribunali (uno dei quartieri più difficili di Napoli) che è arrivato nelle principali tv, dà lavoro a 250 persone, ha lavorato 8 anni con La prova del cuoco.

Che vuol dire crescere in via dei tribunali?
Vuol dire lottare fin da piccolo contro degli stereotipi culturali. Fin dall’inizio della mia carriera ho vissuto sulla mia pelle dei pregiudizi o dovuto fare sforzi maggiori rispetto ad altri colleghi per affermarmi. Ma avevo dalla mia parte l’onestà e buoni propositi nel cuore: il tempo e il duro lavoro mi hanno dato ragione. Ho fatto centinaia di documentari con tutte le tv del mondo, aperto ristoranti nei posti più importanti del mondo. Ho dimostrato che questo ragazzo, ex scugnizzo, valeva qualcosa.

Quali sono i pregiudizi contro cui hai dovuto combattere?
Quelli più radicati nel pensiero comune: che se sei napoletano sei un ladro, uno sfaticato, ritardatario, prendi alla leggera il lavoro. Ma questa non è mai stata e mai sarà la vera Napoli.

E qual è la vera Napoli?
Il 99% dei napoletani è onesto. Lavora tutti i giorni senza farsi intimidire dalla camorra o altre forme malavitose. Ma è l’1% che ci distrugge: una piccola minoranza che vive nell’illegalità ed è quella che fa più rumore, talmente forte da sembrare chissà quanti.

Come si fa a sconfiggere quell’1%?
​Concretamente? Con telecamere nei vicoletti dove si annidano i problemi. Sembrano delle favelas. Lì bisogna bonificare, scoprire gli abusi che ci sono, anche architettonicamente. Secondo me la bruttura architettonica e il degrado abbruttisce a sua volta le persone che vivono nell’illegalità quei luoghi. L’architettura di un luogo influisce anche sulle persone. Ma la battaglia è anche culturale.

Cioè?
Quell’1% è abituato a vivere nell’illegalità, ad alzare la voce a fare o subire minacce e intimidazioni. Con loro non funziona un ragionamento normale. O ci si abbassa al loro livello o li si combatte senza successo. Io ho scelto di ignorarli e lavorare, lavorare e basta. Ma se li ignori poi ti ritrovi con una bomba nel locale. Prima di iniziare nel 1995 la mia carriera di pizzaiolo sono stato nei carabinieri. Questo mi ha aiutato nella vita, sono sempre stato attento anche solo a prendere un caffè con una persona se non mi convince.

Ha ricevuto chiamate di sostegno?
Avrò ricevuto mille telefonate da stamattina. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris mi ha detto “Non sei solo”, ma mi hanno chiamato anche Sandro Ruotolo, Carlo Cracco, Davide Oldani. Tutto il mondo del food, giornalismo e politica.

Salvini e Di Maio?
Non ancora ma credo lo faranno in giornata.

Come ripartirete?
Come sempre: alzando la serranda, fiduciosi, ottimisti, offrendo un servizio con una qualità e voglia maggiori. Fino a poche ore prima della bomba eravamo invasi da migliaia di turisti. Facevamo invidia a molte città italiane per questa ondata di visitatori spensierati che amano i nostri ristoranti. La bomba destabilizza perché la notizia ha fatto il giro dell’Italia e temo che ci saranno ripercussioni sulla reputazione della città.

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