I buoni padriL’Italia non tutela i minori e l’Onu la mette sul banco degli imputati

Dallo scorso 14 gennaio e fino al primo febbraio si discuterà delle inadempienze del nostro Paese nel trattamento dei minori e i servizi a loro garantiti. Sono in tutto 22 e sarà difficile che il governo riesca a replicare a modo

Altro che minori tutelati e diritti umani rispettati in Italia. A quanto pare le Nazioni Unite non la pensano esattamente allo stesso modo. Nel silenzio generale, il nostro Paese è finito sotto la lente d’ingrandimento del comitato Onu sulla convenzione dei diritti dell’infanzia. Mentre si continua a parlare di porti chiusi, di guerra agli sbarchi e di Lino Banfi all’Unesco, l’Italia è tra i Paesi sottoposti a esame del comitato insieme a Guinea, Siria, Giappone, Bahrein, Repubblica Ceca e Belgio.

Dallo scorso 14 gennaio e fino al primo febbraio, presso la sede dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani a Ginevra, si discuterà delle varie problematiche concernenti il trattamento dei minori, anche stranieri, e i servizi a loro garantiti. La delegazione italiana che dovrà replicare alle accuse Onu, guidata dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, è piuttosto ampia, tra ambasciatori e rappresentanti della presidenza del Consiglio e dei vari ministeri.

Vedremo, dunque, come e cosa replicherà il nostro governo al comitato Onu. Ma i rilievi non sono cosa da poco: 22 punti elencati in maniera dettagliata nella documentazione redatta per l’occasione che sembrerebbero inchiodare il nostro Paese alle sue responsabilità. Sarà quantomeno curioso, ad esempio, vedere cosa la delegazione nostrana risponderà al punto 4: «Indicare i mezzi con cui lo Stato Parte garantisce l’efficacia delle proprie politiche» per prevenire e combattere «la discriminazione contro alcuni gruppi di bambini, compresi i bambini che vivono in famiglie i cui genitori sono omosessuali, bisessuali, transgender o intersessuali, o i bambini stessi omosessuali, bisessuali, transgender o intersessuali, bambini nati da genitori non sposati, bambini che vivono in famiglie monoparentali, bambini in cerca d’asilo, rifugiati o migranti e bambini rom e sinti».

L’Italia, ancora, dovrà spiegare come «garantisce il rispetto dei diritti dei bambini rom i cui campi vengono smantellati», dopo le uscite non certo concilianti della Lega e in primis dei ministri Matteo Salvini e Lorenzo Fontana, che incidentalmente ha la delega proprio alla famiglia.

Vedremo la risposta al punto 5 («Fornire informazioni sulle misure adottate per semplificare le procedure di acquisizione di nazionalità italiana per bambini nati in Italia da genitori non italiani, cittadini che altrimenti diventerebbero apolidi») dopo l’opposizione del Carroccio nella scorsa legislatura allo Ius soli e considerando che nel contratto di governo non c’è traccia di provvedimenti simili.

Sono 22 i punti elencati in maniera dettagliata nella documentazione redatta per l’occasione che sembrerebbero inchiodare il nostro Paese alle sue responsabilità

Ovviamente non poteva mancare l’attenzione Onu sui minori migranti. Ed ecco allora che al punto 10 si chiede di «fornire informazioni sulle misure adottate per garantire che tutti i bambini, compresi quelli stranieri, abbiano accesso a un’istruzione di qualità in scuole e asili». Rilievo interessante, considerando la polemica dopo il caso della scuola di Lodi che ha escluso i figli di migranti dalla mensa. Ma c’è di più. Perché l’Onu (punto 12) chiede anche informazioni aggiornate «sulle misure adottate per rafforzare la legge quadro sull’asilo politico» e cosa si stia facendo per «garantirne l’attuazione e migliorare l’accoglienza e le condizioni di vita dei bambini in cerca di asilo e rifugiati, compresi i non accompagnati o separati dalle loro famiglie».

Vedremo cosa dirà il Governo che ha sostenuto, voluto e approvato il decreto Sicurezza. E vedremo se il Governo fornirà, come richiesto dal comitato, dati aggiornati sul numero di bambini vittime di episodi xenofobi, vittime di sfruttamento e di tratta, quelli ospiti dei centri di accoglienza, o ancora quelli espulsi dal nostro Paese.

Quello che l’Onu chiede, dunque, è uno screening a 360 gradi dopo le tante denunce raccolte dal comitato grazie all’operato di associazioni, enti internazionali e associazioni. Uno screening che tiene conto anche dei finanziamenti disposti dall’Italia per le politiche minorili, dei risultati del piano nazionale contro la povertà e, ancora, del lavoro della commissione nazionale per i diritti umani, di cui poco si è sentito parlare fino ad ora. Salvo quando è stata formata la commissione stessa ed è stata nominata presidente la leghista Stefania Pucciarelli.

Per quale motivo? Per via di post contro migranti e rom e, manco a dirlo, favorevoli all’azione delle ruspe. Qualche esempio: nel luglio 2012 commentò con «se uno deve pagare per essersi difeso, è meglio che la mira la prenda per bene» la notizia del risarcimento di 120mila euro a cui era stato condannato un cittadino che aveva sparato a un gruppo di ladri rom; a settembre dello stesso anno scrisse che «un bambino deve avere un papà maschio e una mamma femmina, è quello che regola la natura per la riproduzione», a proposito dell’adozione delle coppie omosessuali; nell’ottobre 2015 condivise su Facebook il meme «stop gender nelle scuole», convinta che la loro presenza negli istituti potesse influenzare l’orientamento sessuale degli alunni; nel giugno 2017 mise “like” a un post razzista sui forni crematori agli stranieri che chiedono un alloggio popolare; la scorsa estate ha bollato la registrazione dello stato di famiglia di un figlio nato da due padri a Sarzana, sua città natale, scrivendo: «non abbiamo paura di dirci cristiani e di difendere la famiglia naturale e tradizionale». Insomma, esattamente i temi sollevati dall’Onu.

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