Fai da teLa Raggi ci vuole spazzini, Salvini ci vuole poliziotti: è l’Italia gialloverde, ma sembra l’Ikea

A Roma, chi abita fronte strada dovrà pulire il suo pezzo di marciapiede. Intanto Salvini vuole armarci e farci diventare tutti sceriffi. Benvenuti nell’Italia degli statalisti col lavoro degli altri

«Piantiamola con queste nostalgie! Oltre che incivile è inutile. Arrangiatevi!» urla Totò affacciato alla finestra dell’ex casa chiusa in cui era andato ad abitare, rivolgendosi ai militari arrapati che continuavano a suonare al portone. E’ la scena più famosa del vecchio film di Mauro Bolognini, che raccontava un cambiamento epocale: la chiusura dei bordelli. Lo stesso grido «arrangiatevi» oggi arriva dalla finestra del Campidoglio pentastellato. Sempre di scopare si tratta, anche se in senso proprio, e c’entra sempre un bordello, anche se in senso figurato, cioè l’Ama, la municipalizzata per l’ambiente. Proprio stamattina a Roma viene discussa in Aula Giulio Cesare l’ultima delibera sull’emergenza rifiuti, che prevede fra l’altro il coinvolgimento dei «frontisti» (cioè chi ha casa o negozio che dà sulla strada) nello spazzamento nei marciapiedi davanti alla propria porta.

Ma sì, piantiamola con le nostalgie di una nettezza urbana affidata a un’azienda municipalizzata. Aspettarsi che la cordigliera di pattume che attraversa la capitale venga smantellata da un intervento pubblico è inutile. Uno vale uno, ma chi fa da sé fa per tre. Quindi, popolo romano, corri alle ramazze: ogni «frontista», anziché lamentarsi, si responsabilizzi e pulisca la soglia di casa propria, possibilmente non limitandosi a spostarla davanti alla soglia del vicino. Per la giunta Raggi è un bel ribaltamento: volevano essere la scopa del sistema, e invece rivalutano il sistema della scopa. Se ci sforziamo di dimenticare che si tratta di una delibera grillina, presumibilmente elaborata in una chat di gruppo durante le feste, fra una pennichella digestiva e il tombolone di Capodanno, il provvedimento sembra la dottrina luterana del libero esame applicata alla gestione dei rifiuti: non servono più mediatori esterni fra il cittadino e il problema del pattume, ognuno deve avere un rapporto diretto con la propria monnezza e interpretarla personalmente. Ma l’idea potrebbe mai funzionare nella capitale del cattolicesimo, che predispone da secoli i romani ad aspettare interventi provvidenziali, tanto più se a proporla è un partito politico che dalla sua nascita non fa che promettere interventi provvidenziali?

Uffa, ma che cavolo di governo di destra è questo? È come se Mussolini dicesse «volete che i treni arrivino in orario? Quella è la locomotiva, questa è una paletta da capostazione: arrangiatevi»

Il M5s non è il solo a incentivare il fai da te, o meglio, il «dài, fa’ te». Anzi, è uno dei pochi punti in cui i grillini vanno d’accordissimo con la Lega. Che in mano ai cittadini non vuole mettere in mano le scope, ma le pistole. Questo ci dice Matteo Salvini quando si esibisce sui social in divisa da poliziotto e solidarizza con il gommista pistolero di Arezzo: lo Stato non può difendervi giorno e notte, ognuno può essere il tutore dell’ordine per sé e per la propria famiglia, con il beneplacito del ministro dell’Interno. In sostanza, il messaggio del governo gialloverde agli italiani è: vi abbiamo messo in tasca i soldi del reddito di cittadinanza e vi mandiamo in pensione prima, ora però voi in cambio fate i bravi ometti e vi accollate un po’ del lavoro sporco che dovremmo fare noi, se non fossimo così impegnati con i selfie. Cià, prendete lo scopino e la rivoltella, e via andare. Se poi volete tenervi il pattume e i ladri, non venitevi a lamentare con noi. Anche perché, ricordatevelo bene, la colpa di tutto è sempre del Pd e dell’Europa.

Uffa, ma che cavolo di governo di destra è questo? È come se Mussolini dicesse «volete che i treni arrivino in orario? Quella è la locomotiva, questa è una paletta da capostazione: arrangiatevi». Possibile che i grilloleghisti si comportino da statalisti solo quando si tratta di fare dispetti ai privati che gli stanno antipatici, e che per loro «pubblico» sia solo un sinonimo di audience? Viene da pensare che il vero mentore della politica gialloverde non sia Steve Bannon, ma lo svedese Ingvar Kamprad. Sì, il fondatore dell’Ikea, uomo non certo di sinistra, anzi, filonazista in gioventù e sempre vigorosamente nazionalista. Un vero genio del male, che è riuscito a farci trovare divertente passare le domeniche a schiacciarci le dita con i montanti di una libreria e slogarci il polso girando una brugola. Tanti indizi ci dicono che l’Italia sta diventando il laboratorio di un nuovo tipo di organizzazione politica, lo Stato-Arrangiatevi. Presto ci verranno forniti i kit in stile Ikea per i diversi servizi pubblici: la scopa per l’igiene ambientale, la pistola per la sicurezza e un giorno, chissà, pure uno stetoscopio e un bisturi per la sanità fatta in casa. Speriamo ci vengano almeno risparmiate le istruzioni scritte da Laura Castelli. Meglio leggerle direttamente in svedese.

X