ManovreIl reddito di cittadinanza va a sbattere contro i navigator (che non ci sono)

Nelle intenzioni del governo i primi 4mila navigator per quest’anno dovrebbero essere assunti tramite Anpal Servizi spa, partecipata al 100% da Anpal. Ma il presidente Del Conte dice: “Anpal ad oggi non ha i soldi per assumere neanche uno di questi navigator”

Sarà un decreto, anzi un “decretone”, quello che servirà a realizzare il reddito di cittadinanza (insieme a quota 100). E a meno di sorprese, il varo da parte del governo dovrebbe arrivare tre il 10 e il 12 gennaio. Dopodiché finirà nell’agone parlamentare, dove le minoranze si stanno già sfregando le mani. Ma per comporre il disegno del reddito di stampo grillino, manca il pezzo portante dell’impalcatura. Ovvero quei famosi “navigator” dei centri per l’impiego, che dovrebbero servire a trovare un lavoro ai disoccupati percettori del reddito di cittadinanza, incrociando domanda e offerta.

Il ministro Luigi Di Maio ne aveva parlato per la prima volta dalla poltrona di Porta a Porta. Trentamila navigator in tutto, 4mila solo il primo anno, da trovare entro aprile, a quanto pare. Ora, nelle intenzioni dei gialloverdi, dovrebbero essere assunti da Anpal Servizi spa, la società partecipata al 100% da Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive), in modo da aggirare il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego. Ma se nella legge di bilancio si parla di 7,1 miliardi nel 2019 da destinare (alle regioni) per la riforma dei cpi, «non sono previsti però ulteriori fondi da conferire ad Anpal Servizi. La società al momento non ha i soldi per assumere neanche uno di questi navigator», dice il presidente uscente di Anpal Maurizio Del Conte, prima di lasciare la carica (dal prossimo 12 gennaio) al prof grillino Domenico Parisi, docente della Mississippi University, ovvero colui che dovrebbe riorganizzare i nostrani centri per l’impiego secondo il modello messo a punto negli States.

Anpal Servizi spa ha un bilancio annuale di 10 milioni l’anno circa, che bastano a malapena per i 578 dipendenti. «Con questi soldi non si potrà assumere nessun altro», ripete Del Conte. Anche perché la società, a guardare i conti non è messa proprio bene. Con debiti complessivi, seppur in diminuzione, di oltre 127 milioni, di cui oltre 2 per mancati versamenti previdenziali. La stessa Anpal, proprietaria della spa, su oltre 1.100 dipendenti, ne conta 654 “precari” che da tempo chiedono di essere stabilizzati. Salvo trovare poi nella legge di bilancio 2019 solo 1 milione destinato a loro: l’equivalente di una ventina di assunzioni, fanno sapere.

Non sono previsti però ulteriori fondi da conferire ad Anpal Servizi. La società al momento non ha i soldi per assumere neanche uno di questi navigator


Maurizio Del Conte, presidente Anpal

Ora, ammesso che Anpal Servizi trovi i soldi, facendo da soluzione ponte per procedere a una pre-selezione veloce dei primi 4mila assunti, i navigator poi una volta distaccati dovranno per forza passare da una bollinatura della Conferenza Stato Regioni. Visto che i centri per l’impiego sono rimasti di competenza regionale dopo la bocciatura del referendum costituzionale, che invece mirava a nazionalizzare le politiche attive sotto il cappello di Anpal.

Al momento, quindi, non si capisce quale sarà il piano del governo per preparare in tre mesi i centri per l’impiego a erogare il reddito di cittadinanza a oltre 5 milioni di persone, offrendo per di più proposte di lavoro e di formazione a tutti. Non si sa nemmeno con quali contratti verranno assunti i navigator, soprattutto dopo l’approvazione del decreto dignità. Di certo non lo sanno dall’Anpal, che dopo la bocciatura delle riforma renziana è rimasta una terra di mezzo del ministero del Lavoro, lenta e burocratizzata. Ora pronta a finire nelle mani di Mimmo Parisi, il guru 5Stelle sbarcato dagli Stati Uniti, che ha esordito in Italia con le slide di Mario. Né lo sanno dalla società collegata, tirata in ballo per le nuove assunzioni ma senza un euro in più nelle casse.

Avviare però una procedura di selezione dei navigator nelle 20 regioni, ciascuna con i suoi tempi e le sue modalità, potrebbe richiedere al governo ben più dei tre mesi promessi. Con il rischio che il reddito di cittadinanza si trasformi in un pretesto per assunzioni regionali a pioggia dei nuovi operatori dei centri per l’impiego, che dovrebbero invece nelle intenzioni fare da cerniera con il mondo delle imprese. Cosa che finora è riuscita solo alle agenzie per il lavoro private.

Ad oggi più della metà dei cpi dichiara di avere criticità nell’offrire servizi di orientamento al lavoro e di incontro tra domanda e offerta (dati Anpal). Due servizi fondamentali per far funzionare il reddito di cittadinanza, che dovrebbero fare un balzo di qualità da qui ad aprile. A meno che non si vogliano solo erogare i 780 euro a vita a tutti, senza trovare un lavoro a nessuno.

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