Questa non è certo la Silicon Valley. Siamo all’Università della Calabria, Unical, Cosenza. Terra baciata dal mar Tirreno dal un lato e le piste da sci della Sila dall’altro. Ma non un luogo ad alta cultura imprenditoriale. Qui, a poche centinaia di metri dalla “valle dei call center” che assorbe ogni anno migliaia di neolaureati disoccupati, l’ateneo calabrese sta scalando invece le classifiche nazionali per il numero di startup innovative che riesce a partorire. L’unica università meridionale nella top ten italiana, con una quarantina di aziende spin off già sul mercato.
Nel reticolo di cubi del campus, dove gli studenti di 80 corsi di studio diversi vivono e studiano, si è appena conclusa la competizione tra i nove team di aspiranti imprenditori di Unicalab, progetto di formazione e contaminazione del Liaison Office di ateneo finanziato dal Miur. Dopo una prima selezione di cento nomi tra studenti, laureati, dottorandi e dottorati provenienti da percorsi di studio diversi, i nove gruppi sono stati seguiti dai mentor delle imprese del territorio. Che li hanno supportati nello sviluppo delle idee, ricerche e sondaggi di mercato, e per il pitch finale di presentazione a due giurie composte da rappresentanti di fondi di venture capital e incubatori di tutta Italia, esperti e giornalisti.
Tra proposte di riciclo di materiali dei laboratori chimici, droni per la sorveglianza, siti web per seconde case e prodotti agricoli, mattoni di canapa e plastica e applicazioni per il fai-da-te, i giurati hanno premiato tre idee: Swag, che propone di facilitare la ricerca di personale mappando soft skill e profili dei neolaureati tramite gamification e intelligenza artificiale (sulla quale Manpower ha già messo gli occhi); YoUni, che punta a creare una app per facilitare la vita degli studenti negli atenei; e FisioIng (quella più avanti nello sviluppo aziendale) che ha già brevettato i suoi tutori per fratture in sostituzione del vecchio gesso. YoUni si è aggiudicata anche il premio per il miglior pitch. E FisioIng è stata selezionata da Unicredit per accedere alla competizione nazionale per startup lanciata dalla banca milanese. Le tre idee, vincitrici di un assegno da tremila euro, ora passeranno nelle mani di TechNest, l’incubatore di imprese dell’ateneo. «Ora il gioco si fa serio», dicono. Mentre AirEye, che ha sviluppato un sistema di sorveglianza di grandi aree tramite droni, è stata scelta da Ntt Data, la multinazionale giapponese specializzata in cibersecurity che a Cosenza ha messo radici, creando un canale privilegiato con l’ateneo. L’azienda comunica quali sono competenze più ricercate, l’università le inserisce nei piani di studio. E i neolaureati diventano interessanti, senza dover fuggire per lavorare. Così come le startup che dall’università vengono fuori.
Dalla Calabria sono partite due delle startup vincitrici delle ultime edizioni del Premio nazionale innovazione assegnato dall’Associazione italiana degli incubatori universitari. E in questa struttura, dove gravitano anche 700 studenti stranieri, si studia pure l’infinity computer: quello che – come spiega il professore Yaroslav Sergeyev, a capo della ricerca – «sostituirà l’unità aritmetico-logica di tutti i computer in futuro».
Con 202 startup innovative, la Calabria oggi si piazza al 14esimo posto tra le regioni italiane. E l’Unical rappresenta una delle piazze regionali principali per lo sviluppo e la “messa a terra” delle idee. «Anche grazie alla nostra struttura di campus», spiega il rettore Gino Crisci. «Tra il dipartimento delle materie umanistiche e quello di fisica ci sono trenta metri! Questo genera un’alta possibilità di contaminazione, che in altre università non c’è». I team che hanno partecipato a Unicalab lo dimostrano. Swag è fatta da un laureato in giurisprudenza, un ingegnere e una psicologa. YoUni da due studenti di economia e uno di ingegneria informatica. «Siamo andati da tutti gli studenti di tutti i corsi di laurea e abbiamo detto “Studiate, certo, ma dovete anche saper fare gli imprenditori”. E così i ragazzi si sono proposti», racconta Giuseppe Passarino, coordinatore di Unicalab e professore di genetica dell’invecchiamento all’Unical.
In una regione con un tasso di disoccupazione giovanile al 55,6%, se vuoi restare il lavoro te lo devi inventare. E se c’è anche qualcuno che ti aiuta a incrociare fondi di venture capital, grandi imprese e investitori, meglio ancora. Altrimenti il rischio è che le startup nascano e muoiano su questo territorio. O, in alternativa, che facciano le valigie per volare a Nord.