Cosa poteva fare un soldato della Prima Guerra Mondiale, appassionato di musica, durante le ore anguste e infinite in trincea? Semplice: comporre. È quello che fece Ernst Brockmann, bloccato per mesi a Verdun, dove scrisse un canto ispirato a ciò che vedeva tutti i giorni. Era tragico e desolante insieme. Il lied si intitolava “Bald Allzubalde, cioè “Presto, troppo presto”, e metteva a confronto il fiorire dei boschi e il ritorno della primavera con la morte vicina di un giovane.
Poi il soldato morì, ucciso nella trincea. Il testo e lo spartito vennero pubblicati in un libretto di canzoni di guerra del 1917 e subito dimenticato.
Venne ritrovato, per caso, in una vecchia bancarella da due musicisti. E loro, dopo una rapida visione, hanno capito di avere incontrato un piccolo capolavoro. Decidono subito di arrangiarlo e farne delle esecuzioni pubbliche, utilizzando strumenti dell’epoca: una chitarra del 1911, una fisarmonica e un clarinetto. Per la prima volta, quella musica solo immaginata in una fredda trincea francese, sarebbe stata ascoltata da qualcuno.
Il lied narra di un luogo desolato, una pietra nel bosco, una lapide e una fanciulla lì vicino che piange. Sono tutti temi tipici di un romanticismo decandente ancora in voga nel periodo. Ma è la musica, in realtà, che prevale. Il fatto poi che la storia raccontata e quella dell’autore finiscano per coincidere, aggiunge pathos a tutta la vicenda. Come nota Patricia, una dei musicisti che fece la scoperta, “leggere quelle note era come ascoltare bisbigli che venivano dalla tomba”. Quei morti, sembra suggerire, avevano ancora qualcosa da racccontare.