La classificaLe 5 migliori birre italiane senza se e senza ma

Fino a dieci anni fa non sapevamo nemmeno cosa fossero le birre artigianali. Oggi in Italia abbiamo un boom di produttori: alcuni fanno rimpiangere la Nastro Azzurro. Altri fanno birre sensazionali. Come questi cinque

La birra è la nuova frontiera del bere italiano. Il nostro paese vanta oggi 765 birrifici artigianali: il 500% in più rispetto a dieci anni fa. Un vero e proprio boom che accompagna la crescita dei consumi: circa 32 litri a testa all’anno. E aumentano pertanto le coltivazioni locali di luppolo insieme con i campi di orzo e le piccole malterie. Chiara, ambrata o scura, la birra diventa una star nell’alta cucina, come ingrediente o in abbinamento. Ce n’è per tutti i gusti: di stile britannico o belga, di tipo tedesco o americano. Ogni birrificio sceglie la sua strada e la propria fisionomia alla ricerca di materie prime di qualità e aromi sofisticati, dalla frutta alle spezie al cacao. L’ultima frontiera è l’etichetta: quelle di stile ‘identitario’, ispirate alle grafiche tradizionali del settore, ma anche quelle di design, piccole perle di arte contemporanea. Tra decine di tipologie e centinaia di aziende, Linkiesta propone qui 5 birre di riferimento di altrettanti birrifici, premiati dalla critica e dai consumatori.

Helles – Benaco 70
Birra chiara a bassa fermentazione in stile bavarese. Colore paglierino scarico, al naso note erbacee e floreali, schiuma candida e cremosa, con note di malto predominanti e una delicata luppolatura. Una birra leggera, piacevole e beverina, adatta a tutti e a tutte le occasioni. Si abbina con aperitivi, antipasti di verdure, affettati e salumi, formaggi, pasta con verdure, secondi di carni bianche. Da servire nel bicchiere a colonna.

Homebrewer per anni, i titolari di Benaco 70, dopo aver seguito corsi sulle tecniche di produzione della birra e aver visitato tante realtà italiane ed estere, decidono di creare un birrificio artigianale d’eccellenza.

L’obiettivo? Produrre in quantità limitata solo birre cosiddette crude. Le birre non sono pastorizzate né filtrate, senza coloranti né conservanti, rifermentano in bottiglia ed evolvono nel tempo. La birra cruda non filtrata è la birra che più si avvicina a quella prodotta secoli fa e che, non a caso, veniva definita “pane liquido” proprio per via delle sue eccellenti caratteristiche nutrizionali. Poiché la birra cruda contiene microrganismi vitali, la sua fermentazione prosegue durante tutto l’arco di vita e continua a evolvere sia in termini di gusto che di proprietà organolettiche.

Mundaka – Cr/ak
L’anno scorso Crak Brewery di Campodarsego ha vinto la XIII edizione del Premio Birra dell’Anno, ospitato per la quinta volta da Beer Attraction alla Fiera di Rimini. Il birrificio padovano ha trionfato tra i 279 birrifici in gara, per un totale di 1650 birre. Il titolo di birrificio dell’anno viene assegnato da Unionbirrai al produttore che, con tre birre in concorso, ottiene la migliore sommatoria di punteggi. Tra le premiate anche questa birra artigianale italiana in stile Session IPA, arrivata prima nella sua sessione. Chiara, molto aromatica: i luppoli, Simcoe e Citra, riportano un’ondata di profumi che ricordano mandarino, mango, ananas e cedro che ritornano anche al palato su di una leggera base maltata. In bocca è fresca e leggera, con finale secco e delicatamente amaro che invita costantemente ad un altro sorso.

Il nome deriva dal nome di un villaggio basco, paradiso per i surfisti. Molto bella la grafica della lattina con le strisce orizzontali bianche e turchesi. Da abbinare con la grigliata di carne rosse, con le verdure fresche…. e tutte quelle meraviglie di pinchos dei Paesi Baschi, le tapas spagnole o i cicheti dei bacari veneziani. Buona anche con piatti molto speziati e pizze ricche di farciture.

Larkin street – Porta bruciata
L’azienda prende il nome da una Torre medievale di Brescia, città dei soci fondatori. Al tempo stesso un richiamo al territorio e il simbolo di un’apertura verso l’esterno: da quella antica Porta si andava verso Milano. La passione di Marco Sabatti – socio fondatore con la moglie Chiara – per le birre artigianali nasce 20 anni fa a San Francisco. Legato alla tradizione brassicola inglese, il mastro birraio predilige l’alta fermentazione. Al tempo stesso, grande estimatore degli stili americani, spesso interpretazioni in chiave moderna dei classici britannici. Larkin Street è la via di San Francisco dove ha soggiornato in un’occasione.

Di ispirazione americana dunque, la Larkin è secca, precisa, beverina, come si conviene a una vera double IPA. Il colore è dorato, appena velato. Già nei profumi è in tutto e per tutto una birra americana, fresca e invitante, senza note burrose di panettone ma con un profumo evidente di agrumi e sfumature di frutta tropicale e frutti rossi. Il sorso è bilanciato, amaro ben presente ma non eccessivo, corpo adeguato. Il finale è secco con un piacevole retrogusto di agrumi e una freschezza balsamica. Nonostante l’alto grado alcolico (8%) la Larkin non stanca e invita al sorso successivo.
In pratica un pezzo di California in Franciacorta.

Winter Zeit Brenta Brau special – Val Rendena
Nelle valli del Trentino, l’antica arte del fare la birra è sempre stata diffusa: ogni famiglia aveva la propria ricetta, piccole produzioni casalinghe con risultati alterni, ma con un sapore unico molto diverso da quello delle birre prodotte a livello industriale. Nel 2012, il Birrificio Val Rendena avvia la sua prima produzione, ispirandosi a questa tradizione locale. Qui l’influenza della cultura tedesca è molto forte.

La Winter Zeit, infatti, è una birra bock rossa di ispirazione teutonica, da bere in un boccale tedesco (bierstange). Le birre in stile Bock erano tradizionalmente prodotte in Germania e consumate durante i mesi invernali per infondere calore ed energia contro i rigori della stagione. Il colore è rosso intenso. E annuncia la pienezza e la ricchezza del gusto. Birra per intenditori e per la conversazione, dal gusto articolato e ricco di sfumature, compresi gradevoli sentori floreali. Aromi complessi di caramello, tostato, speziato e torbato e gradazione alcolica abbastanza elevata. Abbinamento ideale con grigliate di carne, formaggi d’alpeggio ben stagionati, pasta o risotto con funghi o verdure.

Jingle Beer – Doppio Malto
​Jingle Beer è la più recente tra le specialità brassicole a bassa fermentazione ideate da Doppio Malto: ispirata allo stile Doppelbock, ha un grado alcolico importante (7,9). Il colore mogano, quasi nero, evoca profumi di malto tostato. Ha una schiuma cremosa color cappuccino, mediamente persistente in bocca. Buon corpo, al palato emergono note di torrefazione con sentori di caffè e cioccolato. Dolce, esprime aromi di prugna, frutta sciroppata, caramello, miele scuro.

Le birre Doppio Malto sono apprezzate ovunque da esperti e appassionati (ben 100 premi internazionali). Il birrificio raggiunge il top delle classifiche nella categoria delle birre di ispirazione tedesca (Bock, Doppelbock, Eisbock, Hellerbock, Mailbock, Strong Lager), con un alto grado alcolico. Il mastro birraio è

Alessandro Campanini è il mastro birraio che a Erba, in provincia di Como comincia a fare la birra nel 2004 dopo averla studiata in Canada. Nelle birre targate Doppio Malto utilizza esclusivamente malto d’orzo – il cereale più nobile e costoso – selezionato nelle piantagioni di tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Germania. Lo stesso per il luppolo e per i lieviti. Gli aromi artificiali sono banditi.