Diario dal FestivalMaledetto Sanremo: le canzoni sono belle, non seppellitele sotto uno show scadente

Tempi lunghissimi per battere una controprogrammazione inesistente e vantare share stellari, gag da prima elementare dei conduttori e il solito carrozzoni di super ospiti della Friends and Partners. Domanda: ma non avreste fatto meglio a puntare sulle canzoni, che sono pure belle?

Sono a dieta. Ho quasi cinquant’anni, sono sovrappeso e da dopo le vacanze di Natale mi sono messo a dieta. Pasta una volta alla settimana, integrale. Niente dolci. Niente alcolici. Molte verdure. Insomma, una vita di merda. Vita di merda che qui a Sanremo si eleva all’ennesima potenza, perché i ritmi sono tutti sballati, e se uno non fosse a dieta mangerebbe male e dove capita. Io invece sono a dieta, e mangio barrette dietetiche. Una roba che ti si blocca nell’esofago e per non rimanere soffocati toccherebbe chiedere a Valentina Nappi o a una altra esperta di apnee come fare.

Capirete quindi che non sia di ottimo umore.
Ciò nonostante tengo botta, mi impegno, mi sforzo. Ma questo Festival di Sanremo è peggio di un pranzo a base di barrette dietetiche mentre intorno a te gli altri mangiano impepate di cozze o bevono quantità di vino in grado di risollevare l’economia italiana.
Perché nonostante la presenza di alcune canzoni decisamente belle, già sapete, sembra tutto il resto voglia nasconderle sotto strati di polvere, parlo dei testi che gli autori hanno scritto per i tre conduttori, con gag che neanche alle recite delle elementari, strati di merda, e ovviamente mi riferisco a tutte le storture che giorno dopo giorno non fanno che rendere la faccenda del conflitto di interessi imbarazzante, strati di tavor, parlo della noia devastante che ci accompagna ogni istante per le circa cinque ore di show televisivo. Show televisivo, va detto, che sembra davvero una carrellata del roster Friends and Partners, ieri anche Antonello Venditti, Alessandra Amoroso (vi rendete conto?, Alessandra Amoroso), Raf e Tozzi, più la Vanoni hanno infoltito il vasto gruppo vacanze, e domani tocca a Ligabue. Qualcosa di devastante, perché non si può finire la carrellata delle canzoni alle ventitré e cinquanta e portare poi la chiusura fino a mezzanotte e cinquanta.

Perché nonostante la presenza di alcune canzoni decisamente belle, già sapete, sembra tutto il resto voglia nasconderle sotto strati di polvere, parlo dei testi che gli autori hanno scritto per i tre conduttori, con gag che neanche alle recite delle elementari

Certo, poi di mattina ci si può vantare dei picchi di share, delle curve di ascolti, ma grazie al cazzo, se vai contro le partite di biliardo di Rai3 o le repliche di Colombo su Rete 4 sei il tizio alto un metro ottanta che va in terza media che ti infila la testa nel cesso a ogni intervallo.
Certo, volessi raccontare l’altro Sanremo, quest’anno faticherei un poco, perché per motivi che non faticherete a intuire, ho deciso di disertare la Sala Stampa, mentre la Rai ha legittimamente deciso di non invitarmi al DopoFestival.

Quindi mi sono limitato a fare le mie interviste, tutte quelle possibili nonostante la fatwa che mi ha lanciato la Universal per aver messo in discussione la scelta dell’AD Massara di dare un ruolo primario tra gli A&R a Jacopo Pesce, scelta per altro presto rimangiata, ditemi voi se si può essere così idioti. O per il disagio di certi cantanti, specie i più giovani, timorosi di trovarsi di fronte un giornalista, e io non lo sono, che faccia domande, abituati come sono a trovarsi di fronte gente intenta a farsi selfie e prevalentemente a quattro zampe.
E mi sono trovato a seguire il Festivalino di Anatomia Femminile, versione fisica della rassegna virtuale che da due anni vive nei miei social all’ora dell’aperitivo, rassegna che ha visto oltre duecentoquaranta cantautrici cantare in video e che ora è anche un evento fisico. Evento che a Sanremo ha portato venticinque cantautrici a suonare sul palco del Teatro Pino Daniele di Casa Sanremo, sull’Acoustic Stage di Piazza Sirio Carli e nel mio buen retiro, l’Attico Monina.

E da lì, dal mio Buen Retiro, dalle 21, ho raccontato il Festival in diretta su Rtl 102,5, con Mara Maionchi e Cristiano Malgioglio, coadiuvati dal maestro Alberto Salerno e da Gigio D’Ambrosio e Laura Ghislandi. Un modo, quello, per sopravvivere alla noia, ma non certo per poter andare a letto presto, come Noodles.
Ecco. Ho fatto tante cose. Ho parlato di diete con Paola Turci e Francesco Renga, di figli con Daniele Silvestri, di palestre con Anna Tatangelo, del Genoa di Preziosi con Ghemon, ho cantato Grande Amore coi ragazzi de Il Volo, ho cantato Sono solo parole con Noemi, Giorgia mi ha mandato messaggi vocali in cui mi cantava, sulle note di Felicità puttana, “ti mando un vocale di un minuto e sedici”, insomma, ho fatto cose, ma non sono mai andato a dormire presto. Maledetto Sanremo…