Dopo che negli Stati Uniti d’America è già possibile telefonare in mobilità senza il telefonino ma solo con l’orologio al polso, ossia con l’Apple Watch e con il relativo iPhone che dev’essere semplicemente entro i confini nazionali, il prossimo passo fantascientifico della telefonia mobile senza telefono in «tasca» coinvolge gli auricolari, che presto permetteranno lo stesso procedimento.
Quindi le care vecchie cuffiette non serviranno solo per telefonare, «chiacchierare» con la Siri di turno o ascoltare la musica, ma – giorno dopo giorno – saranno sempre di più un vero e proprio apparecchio per la comunicazione libera e trasversale. Oltre alla telefonata, potranno tra qualche anno dare il via a funzionalità oggi impensabili come la navigazione tele-guidata, la traduzione in tempo reale di un’altra lingua e anche un dialogo costante con il nostro assistente dotato di intelligenza artificiale.
Scenari che ci fanno venire in mente l’orizzonte immaginato da Ray Kurzweil, co-fondatore della Singularity University: scenari di consistenza epocale. Come l’irrilevanza futura del concetto di Stato-nazione. Fra trent’anni, di questo passo, con le cuffiette che ci permettono di andare ovunque capendo la lingua di tutti, e chissà quali altre invenzioni arriveranno nel frattempo, il ruolo dello Stato come «stabilizzatore» sociale avrà ancora senso? Secondo Ray Kurzweil no. Straordinariamente interconnessi come saremo, la comunità – intesa sia dal punto di vista dell’identità culturale che della interazione tra persone, capitali e tecnologia – sarà sempre più globale, con le prossime generazioni che si sentiranno decennio dopo decennio sempre più cittadini del mondo e non di una singola nazione e religione, e troveranno ben più sintonia e affinità per un tema di interesse comune piuttosto che per una bandiera e l’idea vetusta di identità nazionale (che poi è forse anche l’unica speranza per riuscire un giorno a estinguere il debito pubblico italiano).
Fra trent’anni, di questo passo, con le cuffiette che ci permettono di andare ovunque capendo la lingua di tutti, e chissà quali altre invenzioni arriveranno nel frattempo, il ruolo dello Stato come «stabilizzatore» sociale avrà ancora senso?
Un’altra rivoluzione è quella della longevità, intesa non come il bisnonno ultra-rincoglionito di oggi che peraltro si ostina ancora a far politica e magari a vincere anche l’ennesima elezione, ma intesa come il prolungamento della vita umana in salute. Nella formula che Kurzweil chiama «Longevity escape velocity» e che rappresenta il punto in cui, per ogni anno in cui sei vivo, la scienza è in grado di prolungare la tua vita per più di un anno. In questo senso i passi fatti sono enormi e lo saranno sempre di più con gli scienziati che stanno continuamente estendendo la durata della vita umana, aiutandoci a curare le malattie cardiache, il cancro e le malattie neurodegenerative. E anche in questo caso l’accelerazione è figlia dello sviluppo tecnologico. Kurzweil immagina che entro una decina di anni la biotecnologia avrà preso il sopravvento sulla medicina. Parliamo di nanorobot che sapranno interagire con il sistema immunitario, con la capacità di cercare e distruggere le cellule cancerogene e riparare gli organi danneggiati.
Lo sviluppo tecnologico, per Kurzweil, consentirà anche di arrivare a modificare l’essenza stessa di ciò che significa essere umani. In che senso?
Nel senso che nella Storia il binomio tra uomo e sviluppo tecnologico – per intenderci dall’utilizzo del fuoco all’invenzione della ruota a seguire – è sempre stato causa intrinseca del progresso umano, consentendoci nuove capacità e innescando enormi cambiamenti nell’ambiente e nella nostra capacità di modificarlo. Le cose stanno cambiando e cambieranno in maniera esponenziale da quando la tecnologia si applica a noi stessi; basti pensare, per esempio, a quanto sono state utili e rivoluzionarie le semplicissime lenti a contatto. E se oggi è normalissimo utilizzare non solo la penicillina e l’ibuprofene ma anche il sildenafil – e similari – per ottenere una sessualità soddisfacente con il proprio partner, un giorno non lontano sarà normale che un nanorobot circoli nel nostro sangue o che un «pastiglione» ci possa migliorare la memoria. Poi ci sono i device esterni applicati al corpo, dagli auricolari-telefonino di cui abbiamo detto, che sembreranno cose banali dinnanzi a lenti a contatto intelligenti, con annesso navigatore satellitare e quant’altro, fino ad arrivare magari al caricamento del nostro cervello in un qualche cloud!
Un giorno non lontano sarà normale che un nanorobot circoli nel nostro sangue o che un «pastiglione» ci possa migliorare la memoria
E qui Kurzweil diventa anche un po’ filosofo innamorato della tecnica, arrivando a dire che quella umana è la specie in grado di cambiare la sua natura non solo in termini darwiniani ma arrivando a dirigere l’evoluzione per farci diventare più intelligenti e profondi, più belli e creativi.
È chiaro, il confine che manda tutto fuori equilibrio è sempre dietro l’angolo. Come nel caso della realtà virtuale, dove puoi anche essere qualcun altro. Oggi può sembrarci qualcosa di ancora semplice e quasi ridicolo, ma quando fra trent’anni quegli stessi nanorobot che portano medicine ci gireranno nel sistema nervoso, la realtà virtuale o aumentata diventerà eccezionalmente realistica, permettendoci esperienze pazzesche, anche a livello sessuale.
E siccome il sesso è una componente fondamentale nelle odierne dinamiche di Internet, state certi che lo sarà anche fra trent’anni, con i nanorobot che vi gireranno nelle parti basse.