Pasticci musicaliLa Rai cancella The Voice? Bene, ma non esultate: stavolta era davvero troppo imbarazzante

Vista la scelta di nomi così lontani dal talento canoro per la giuria dello show, si devono essere resi conto di aver superato il limite. Ne siamo lieti. Ma più che vento del cambiamento, è una piccola flatulenza. Ecco perché

Alla fine il vento del cambiamento sembra davvero essere arrivato in Rai, tanto lo avevamo evocato.

No, calma. Rimettetevi pure seduti. Niente standing ovation per la tanto agognata chiarezza sul fronte del conflitto di interessi che ha in qualche modo monopolizzato tutto il Festival di Sanremo. Su quel fronte lì restano le supercazzole in Commissione di Vigilanza Rai da parte della Direttrice di RaiUno Teresa De Santis, e le parole dette a mezza bocca dagli alti dirigenti. Magari qualcosa succederà, ma ancora si tratta di piccole crepe, non certo di palazzi che crollano.

Parlavo d’altro. E più nello specifico della notizia, o voce, uscita ieri che vuole l’amministratore delegato Salini intenzionato a cancellare dai palinsesti The Voice. Bye bye tanto acclamato ritorno su RaiDue di Simona Ventura, quindi. E tanti saluti anche a un format che, chi scrive ne è stato uno dei massimi sostenitori in passato, non ha oggettivamente colpito l’immaginario degli italiani, incapace di dire qualcosa che non fosse il nome dei propri coach.

Ora, vi chiederete, perché esultare per la cancellazione di un programma?

Premesso che non certo di esultanza si tratta, il motivo per cui mi sento di parlare di vento di cambiamento è semplice: in puro stile “salzaniano”, infatti, la Universal Music Italy, major del disco titolare del talent in questione, e più nello specifico il suo alfiere e pupillo Jacopo Pesce, questo raccontavano le cronache, aveva provato il colpaccio di infilare nel cast tre dei propri artisti. E nel dire propri, attenzione, non si intendeva solo propri in quanto artisti che pubblicano con la Island, divisione di cui Pesce è direttore in seno alla Universal, ma propri anche in virtù di una continguità con una serie di società, dalla Thaurus a Roccia Music, affiliate al pard di Pesce, Shablo, a sua volta A&R in capo proprio alla Island, con cui gli artisti in questione hanno più di qualche connessione. I nomi li conoscete già, da Elettra Lamborghini a Sfera Ebbasta, passando per Guè Pequeno. Unico outsider del quartetto, in sostanza il solo a pagare pegno per questa vicenda, Morgan, che finendo a The Voice avrebbe incarnato il famoso triplete, dopo essere stato a lungo il capitano di X Factor e aver fatto anche una fuitina a Amici.

In realtà, torniamo alla triste realtà, suppongo che l’idea di abbattere a suon di colpi d’ascia The Voice non sia dovuta tanto a una nuova forma di trasparenza nel gestire le risorse economiche del servizio pubblico, quanto a un certo neanche troppo incomprensibile imbarazzo nel dover giustificare ai contribuenti l’aver scelto non proprio figure di talento cristallino

Tornando però ai nomi e alle connessioni amicali, avere artisti del proprio orticello nei giudici o coach che dir si voglia di un talent che a una specifica etichetta è legato non avrebbe in sé niente di strano. Lo fa la Sony con X Factor, si guardi a Fedez, fortemente voluto a suo tempo da Pico Cibelli, A&R in forte ascesa in Sony. Ma qui la faccenda era diversa. Perché piazzare tre artisti di certo non proprio legatissimi all’idea di canto e di interpretazione, sulle quattro poltrone girevoli di The Voice, per di più dopo aver sbancato Sanremo con Mahmood, destinatario del plauso delle giurie in barba al televoto, avrebbe fatto di Pesce il Golden Boy della discografia italiana. Anche perché, ripeto, la sua contiguità amicale con Shablo è nota a tutti, e anche il fatto che sia Shablo a gestire buona parte delle attività del suddetto Sfera Ebbasta e anche della Lamborghini, oltre a collaborare più che a stretto contatto con Guè Pequeno.

In realtà, torniamo alla triste realtà, suppongo che l’idea di abbattere a suon di colpi d’ascia The Voice non sia dovuta tanto a una nuova forma di trasparenza nel gestire le risorse economiche del servizio pubblico, quanto a un certo neanche troppo incomprensibile imbarazzo nel dover giustificare ai contribuenti l’aver scelto non proprio figure di talento cristallino come quelle su citate.

Nel senso, vedere Elettra Lamborghini che giudica chicchessia che canti. O anche lo stesso Sfera Ebbasta, anche non volendo fare i moralisti e tirare in ballo i testi imbarazzanti e la triste vicenda di Corinaldo, clamorose gaffes successive sui media comprese, non è certo sport di quelli da praticare con leggerezza.

Come dire, forse stavolta è stato davvero superato il limite. Magari piazzare un cantante tra i tre infiltrati avrebbe aiutato Salini a ingoiare l’amaro calice. O più semplicemente non gli avrebbe fatto scattare il Red Alert con su scritto “altro cazzo in arrivo”.

Nei fatti sembra proprio che The Voice salterà. Quindi niente contratti a sei cifre per gli artisti Island e Thaurus. Niente perfetti sconosciuti che restano perfetti sconosciuti a discapito di coach che si mettono al centro della scena.

Più che un vento di cambiamento una specie di mezza scoreggia. Ma è già qualcosa. In tempo di guerra, dicevano i saggi, ogni buca è trincea.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club