Nonostante in tanti l’avessero vista morire bruciata nel maggio 1431, non passò molto tempo perché si diffondessero le voci di apparizioni, incredibili quanto soprannaturali, di Giovanna d’Arco. Era il suo fantasma? O, in modo più razionale: era riuscita con qualche escamotage a sfuggire alla morte? Nessuna delle due. La verità era che c’era qualcuno che, approfittando della somiglianza fisica, decise di farsi passare per lei.
Tra le tante che ci provarono, quella più efficace fu Claude des Armoises. Per quattro anni riuscì a spacciarsi per l’eroina francese, incassò un bel po’ di soldi e arrivò a ingannare il re di Francia in persona.
Non era la prima volta che si faceva passare per un’altra persona. Prima si finse un soldato dell’esercito di Papa Eugenio IV, uccidendo due persone reprimendo nel 1435 una ribellione a Roma. L’anno successivo si dedicò all’impersonazione di Giovanna d’Arco.
Cominciò dalla parte più difficile: la famiglia della giovane. Andò a incontrare i fratelli di Giovanna , cioè Pierre e Jean, e li convinse di essere la loro sorella, data per morta – o, come è più probabile, li convinse a fingere insieme a lei che lo fosse. Del resto, la somiglianza c’era e a ben pensarci c’era anche da guadagnare qualche soldo.
Raggiunto l’accordo, si tagliò i capelli e iniziò a vestire abiti maschili, proprio come la vera Giovanna d’Arco. In più sapeva cavalcare (era pur sempre stata un soldato), aveva appreso alcuni trucchi di prestidigitazione, in grado di guadagnarle l’ammirazione della gente (sapeva strappare uno straccio e farlo riapparire integro) e quando qualcuno le rivolgeva la parola rispondeva sempre con metafore e parabole – ottimo sistema per impedire allo scocciatore di fare troppe domande.
Il trucco funzionò alla grande: girando per i vari paesini della Francia, seppe attirare attenzione e soprattutto donazioni: gioielli, cavalli, ricchezze. La duchessa di Lussemburgo ci cascò in pieno e divenne una sua devota benefattrice, il conte di Virnenbourg si innamorò perfino di lei. Alla fine la finta Giovanna d’Arco si trovò alla testa di una piccola unità militare diretta a Colonia, il cui compito era appoggiare la candidatura a vescovo di Trier un amico del conte.
Qui le cose cominciarono ad andare male: i suoi trucchetti magici attirarono l’attenzione del clero, un inquisitore – sospettandola di stregoneria – si intrufolò nella questione e fece partire le indagini. Fu costretta a tornare in Francia, dove si sposò con Robert des Armoises, un cavaliere, cui diede due figli. Nel 1439 andò a Orléans, teatro della resistenza della vera Giovanna d’Arco, dove fu salutata con brindisi e gioia. Il problema è che, proprio da quelle parti, c’era il sarto di Giovanna d’Arco, l’unico che, osservandola un minimo, avrebbe potuto smascherarla. Per questo si allontanò subito.
Nel frattempo la notizia di questa sedicente Giovanna d’Arco aveva raggiunto perfino il re di Francia, Carlo VII, che volle vederci chiaro. La chiamò a corte e le tese un tranello, facendola incontrare con un’altra persona al suo posto che fingeva di essere il re. Ma Claude non ci cascò: sapeva che il re (quello vero) aveva la gotta e subito riuscì a far saltare la trappola. Il vero re era stupito: “Allora sei tornata tra di noi, grazie a Dio. L’unico che conosce il nostro segreto”. Qui la finta Giovanna capì che per lei era finita. Si inginocchiò davanti al re e confessò la sua truffa.
Ma qual era il segreto tra il re e Giovanna d’Arco? Secondo alcuni sarebbe stato un segnale clandestino che i due si sarebbero scambiati al momento del loro primo incontro, nel 1429. Altri sostengono che si trattasse, in realtà, di una ulteriore (e definitiva) prova. Non si può dire. Alla fine il re decise di graziare la donna, rispedendola dal legittimo marito. Giovanna d’Arco era sta punita già abbastanza. A quel punto sarebbe toccato alla Chiesa canonizzarla.