Si chiama Kurt Steiner ed è il campione mondiale di “rimbalzello”. Certo, in inglese si dice “stone skipping” e fa tutto un altro effetto, ma la sostanza non cambia: si tratta sempre di lanciare un sasso in un acqua e di contare i rimbalzi che fa. Ecco, Steiner ha conquistato il record nel 2013 con 88 rimbalzi. Proprio così: 88 di fila con un lancio solo.
(Anche se forse la notizia è che esistono gare mondiali di questa disciplina)
Nonostante la cifra possa fare impressione, gli scienziati assicurano che, anzi, è ben al di sotto del limite fisico assoluto. Secondo i loro calcoli si aggira intorno ai 350 rimbalzi consecutivi. Certo, serve avere un sasso con una superficie liscia in modo perfetto (e non esistono) e poi caricare il tiro con la forza giusta con l’angolatura giusta, lungo uno specchio d’acqua che non presenta irregolarità e con una situazione atmosferica ottimale. Condizioni irrealizzabili, chiaro, come sempre accade da quando il mondo della materia è separato da quello delle idee. Al limite, sostiene Steiner, si potrà arrivare a 200. Che non è male.
In ogni caso bisogna prima battere i suoi 88 rimbalzi consecutivi: come spiega in questo video, il campione assoluto ha pochi trucchi, ma molto chiari. Prima di tutto, bisogna servirsi dele pietre giuste. Le sue, che trova lungo il lago Erie, in Pennsylvania, sono piatte, liscissime, più o meno tonde. Ogni pietra, con la sua forma, ha una dinamica specifica di volo e consente a chi la lancia effetti diversi (“Un tempo prediligevo quelle triangolari, ma sono più instabili”). Per andare sul sicuro devono essere il più possibili piatte e circolari. Più o meno della stessa forma della Terra come se la immagina un Terrapiattista.
Dopodiché, la tecnica di lancio. Raffinandola negli anni, è riuscito a trovarne una perfetta: il lavoro deve essere fatto dal braccio, ma tutto il corpo collabora: bacino e spalla non devono essere piegati prima di avere fissato bene la gamba d’appoggio. Poi, il tiro: serve molta forza ed elasticità. Infine, la precisione è fondamentale: il sasso deve restare in equilibrio, non piegarsi e incontrare l’acqua il prima possibile. Altrimenti perde spinta e non riesce a rimbalzare.
Perché il lato più interessante di tutta la questione è la parte fisica. La pietra riesce a saltare sull’acqua perché il suo impatto con il liquido crea un’onda che la riporta in alto: a quel punto è cruciale la sua velocità. Se è superiore rispetto a quella dell’onda, allora riuscirà a rimbalzare e ad avanzare, se è inferiore sarà inghiottita e finirà sottacqua.
Possono sembrare attenzioni eccessive: tutto sommato è solo un gioco in cui uno svitato americano dimostra un talento tanto eccezionale quanto sprecato, ma non è (soltanto) così. Studiare queste dinamiche, assicurano gli scienziati, è importante anche per applicazioni più nobili. Ad esempio, per calibrare gli atterraggi delle navicelle spaziali lungo l’atmosfera di un pianeta. O quelli degli aerei lungo gli specchi d’acqua. Non è solo come tirare un sasso e stupire gli amici. Anche se, tutto sommato, non è un risultato da buttare via.