Va bene guardare ai Paesi nordici per lezioni di vita su come rilassarsi, o sui modi migliori per lasciar perdere i drammi. Meno bene, invece, ispirarsi a loro per la gastronomia. Chi lo fa, sbaglia sempre. E finisce, per esempio, per confondere un sandwich con un matpakke, la cosiddetta schiscetta norvegese, anche soprannominata “il pranzo più noioso del mondo”.
In realtà il matpakke somiglia a un tramezzino, ma senza la fetta di pane sopra. C’è quella sotto, che deve essere di pane integrale, anche detto knekkebrød. Su questa, va spalmato un po’ di Smør, cioè burro norvegese, e sopra a tutto un pålegg, parola intraducibile che indica qualcosa a metà tra il condimento italiano e il topping inglese. Esistono tre tipi di pålegg: il formaggio – e la scelta è limitata tra gulost e brunost (che è uguale al gulost ma è più scuro); la carne – e la scelta è limitata tra Leverpostei, cioè paté di fegato, bacon o servelat, cioè una salsiccia molto simile alla frankfurter; il pesce – e la scelta è limitata tra kaviar, cioè crema di pesce, o makrell i tomat, una sorta di sugaccio al pomodoro aromatizzato.
Sopra, come si è detto prima, niente. O meglio, strati e strati di Mellomleggspapir, cioè una carta antiaderente (simile a quella usata per il forno) che serve a evitare che i vari sandwich (ma mai più di due) si appiccichino tra loro.
Il tutto va di nuovo impacchettato tutto insieme, magari aggiungendo qualche frutto (ma anche le carote sono apprezzate).
A quel punto ecco un involucro bianco opaco, veloce da preparare (un matpakke non deve mai richiedere più di due, massimo tre minuti nella sua esecuzione), semplice da trasportare, resistente nel tempo (anche qualche giorno, grazie al freddo generale), e soprattutto, in un Paese scandinavo e con prezzi scandinavi, conveniente.
Ma dietro a questo piatto semplice, anzi semplicissimo, si cela una grande lezione di vita: il matpakke, come si dice in questo video scherzoso, non deve avere“nessun sapore particolare, deve sempre essere una delusione quando lo apri e, soprattutto, deve impedirti di pensare al pranzo durante la mattinata”. In più, deve essere della giusta misura: non troppo, non troppo poco.