Da animaletto gentile, pauroso, soffice e amabile, il coniglio può trasformarsi in una bestia crudele, assetata di sangue e violenza. Niente paura: non succede nella realtà, ma solo ai margni dei codici medievali, dove copisti e miniatori, annoiati dai lunghi pomeriggi di lavoro e preghiera, passavano il tempo facendo disegnini spiritosi. Almeno, per loro lo erano.
Sono i celebri marginalia, che presentano una sequela di immagini assurde e mostruose: mezzi uomini e mezze bestie, scimmie, animali inesistenti. Oppure rappresentazioni scherzose e licenziose di preti, vescovi e suore. Più di tutto, però, trionfavano i conigli assassini.
Le radici di questa rappresentazione affondano, secondo gli studiosi, nella simbologia cristologica: il coniglio era l’immagine della purezza, dell’innocenza, della totale inoffensività. E allora, nei momenti di divertimento, si trasformava nel suo esatto contrario. È il classico fenomeno dell’ordine rovesciato, alla base dei divertimenti carnevaleschi e di un certo tipo di umorismo. Come si scrive qui, anche il filone della “vendetta dei conigli” ne fa parte:
Ma una volta che la fantasia viene sguinzagliata, è difficile fermarla. I conigli appaiono a cavallo di lumache giganti, che combattono con bastoni e spade. Diventano una vera e propria serie, un genere a parte, che racconta un mondo e una mentalità. Che forse ci è più vicina di quanto non si voglia ammettere.