Ci sono cose che nel Paleolitico non si potevano fare. Ad esempio, pronunciare la “v” e la “f”. I due suoni, sostiene un nuovo e incredibile studio pubblicato su Nature, sarebbero stati introdotti nella vita dell’essere umano solo con l’agricoltura e l’allevamento, cioè quando una dieta fatta con cibi più morbidi avrebbe favorito l’evoluzione di una nuova posizione della mandibola rispetto alla mascella.
Oggi, come tutti sanno, la sovrapposizione dei denti delle due arcate anteriori, quella superiore e quella inferiore, è presente in tutte le popolazioni (e quando non c’è, viene curata dai dentisti). Tempo fa, la posizione della mandibola era più avanzata e le due arcate coincidevano: mangiare carne cruda, oltre che più faticoso, richiedeva una posizione diversa degli incisivi. Una bocca di quel tipo, se pure consentiva di nutrirsi e sopravvivere, non permetteva di pronunciare in modo distinto “v” e “f”.
Ma è vero? Sono tanti gli scienziati che, di fronte alla teoria esposta dallo studio, hanno mostrato scetticismo. Alcuni hanno fatto notare che, nonostante la posizione della mandibola ormai è pressoché identica e ubiqua in tutti gli esseri umani, almeno la metà delle 7.000 lingue esistenti non impiega suoni labiovelari (cioè “f” e “v”). Uno di questi è il Cinese, che pure vanta una tradizione agricola antichissima.
Per la ricerca, il fenomeno non è di causa ed effetto, ma soltanto sottolinea una maggiore probabilità: “Chi mangiava carne cotta e aveva mutazioni genetiche che arretravano la mandibola, poteva sopravvivere. In più gli costava meno fatica emettere certi suoni”.
Ma anche su questa conclusione c’è chi ha avuto da ridire. “Per emettere la “v” e la “f””, spiega il paleoantropologo Rick Potts, serve solo una minima retrazione del muscolo temporale sul lato della testa”. Che cosa c’entra allora “una dieta di carne cruda con la retrazione? Come può impedire o bloccare un movimento?”. La domanda resta nell’aria, e la risposta si attende ancora. Se possibile, piena di “v” e di “f”.