Se il reddito di cittadinanza fosse un cantiere, al momento ci sarebbero sì e no solo i primi scavi e qualche impalcatura. Quello che si sa è che l’Inps ha pubblicato il modulo per farne richiesta e ha anche sottoscritto la nuova intesa con i Caf, che hanno spuntato la cifra di 10 euro a pratica. Dal prossimo 6 marzo si potrà quindi fare domanda per aspirare a ricevere il sostegno già da aprile. Ma al maxi-decreto mancano ancora i pilastri e le strutture portanti. E il tempo a disposizione non è molto. Appena approvato dal Senato, il testo dovrà ancora passare dalla Camera, dove presumibilmente subirà diverse modifiche, per poi quindi tornare a Palazzo Madama. E l’intesa con le Regioni per l’assunzione dei navigator, che dovrebbero aiutare i beneficiari a trovare un lavoro, è tutt’altro che sulla buona strada. Oltre al fatto che per rendere operativa la misura, mancano all’appello ancora 15 decreti attuativi, alcuni dei quali obbligatori.
In primis, c‘è da risolvere la questione privacy. Entro il 31 marzo ministero del Lavoro, Anpal e Garante della privacy dovranno definire anzitutto in un decreto attuativo le modalità di accesso e di condivisione dei dati tra le varie amministrazioni sul sistema informativo del reddito. Per sviluppare il sistema, il ministero potrà usare società in house o anche società esterne, con le quali andrebbero però stipulate specifiche convenzioni, che ancora non ci sono. Entro fine aprile, poi, servirà un decreto ad hoc per il monitoraggio delle spese, sempre di concerto con il Garante. Al decreto andranno affiancate inoltre una convezione con la Guardia di Finanza e un’autorizzazione per l’Inps da parte del Garante. E visto che al Senato sono stati aggiunti nuovi paletti per i beneficiari stranieri, secondo il famoso “modello Lodi”, entro aprile il ministero del Lavoro dovrà compilare pure la lista dei Paesi extra Ue che non forniscono documentazione sul patrimonio.
Dal 6 marzo gli italiani cominceranno a presentare le domande per il reddito, che di fatto ancora non esiste. Se non nella famosa Postepay svelata nello show di Di Maio
E ancora aperta, seppure senza una data di scadenza ma vincolante, è poi la questione centrale dello scontro con le Regioni per l’assunzione dei navigator. Su questo fronte, è ancora tutto fermo. E, anzi, l’intesa è tutt’altro che vicina. La Regione Toscana ha già fatto ricorso alla Corte Costituzionale, e altre regioni sono pronte a seguirla. Il bando per la selezione dei navigator da parte di Anpal Servizi non è stato pubblicato. L’ultima riunione tra Luigi Di Maio e gli assessori regionali al Lavoro risale ormai al 12 febbraio. E da allora non sono stati fatti passi avanti. Le Regioni avevano fatto delle proposte, alle quali il governo non ha mai risposto. E l’inserimento dell’emendamento che richiede il “parere” dei governatori, obbligatorio ma non vincolante, ha inasprito ancora di più i toni. Perché, come ricordano diversi assessori al Lavoro da Nord a Sud, le politiche attive restano di competenza regionale. E così anche le assunzioni nei centri per l’impiego.
Il 7 marzo in Conferenza Stato Regioni il governo porterà il testo del decreto appena approvato al Senato chiedendo il parere. Che, come prevedibile, non sarà positivo. E lo scontro che si sposterà poi alla Camera. Dove il 5 marzo le Regioni sono attese in audizione per ripetere di fatto quanto già detto al Senato.
E se dei navigator ancora non si vede neanche l’ombra, anche se si riuscisse nel miracolo di trovare un’intesa con le Regioni, resta da capire poi con quale software lavoreranno. Dal 26 febbraio il professore Mimmo Parisi, della Mississippi State University, è ufficialmente il nuovo presidente di Anpal. Ma sulla piattaforma di matching fra domanda e offerta di lavoro, che dovrebbe replicare il funzionamento delle politiche attive adottate dal Mississippi, ancora non si sa nulla.
Non tira una buona aria nemmeno all’Inps, che pure avrà un ruolo chiave nel funzionamento del reddito e nella firma delle convenzioni mancanti del cantiere. Il decreto di nomina di Pasquale Tridico come commissario è ancora fermo sulla scrivania del ministero del Tesoro. Quello che si sa è che, dopo la marcia indietro di Francesco Verbano, il suo vice dovrebbe essere Mauro Nori, oggi alla Corte dei Conti. Ma anche qui mancano ancora le carte bollate. Cosicché pure l’intesa appena raggiunta con i Caf, senza la firma di Tridico, resta ancora del tutto informale. Eppure dal 6 marzo gli italiani cominceranno a presentare le domande per il reddito, che di fatto ancora non esiste. Se non nella famosa Postepay svelata nello show di Di Maio.