“L’atteso aumento della longevità e il conseguente invecchiamento della popolazione è l’equivalente finanziario del cambiamento climatico”
L’innovazione del futuro non riguarda soltanto l’ambito prettamente tecnologico o di new business ma anche un curioso mix che comprende: i “vecchiacci” che non muoiono più, la riforma del sistema pensionistico e il Jackpot da record – 1,53 miliardi di dollari – alla lotteria USA. Jackpot estratto da oltre tre mesi e biglietto da appena 2 dollari venduto in South Carolina non ancora riscosso. Ah, aggiungeteci anche commessi e operai ultra settantenni. Ecco, il risultato di questo tanto variegato quanto esplosivo cocktail varrà – o meno – la sostenibilità dell’umanità nel 2050.
Non ci avete capite nulla? Va bene, vi spieghiamo la questione, partendo dal presupposto che in linea generale è stato dato ben poco risalto allo studio diffuso a fine maggio 2017 del World Economic Forum, dal titolo emblematico: “Vivremo fino a 100 anni, come possiamo permettercelo?”
Lo studio del WEF ha preso in esame i regimi previdenziali di Usa, Gran Bretagna, Giappone, Olanda, Canada e Australia (in pratica i sei maggiori al mondo), calcolando, su dati del 2015, un deficit complessivo di 70 trilioni di dollari. E, come se non bastasse, per gli inguaribili ottimisti o per quelli che vogliono ostinarsi a non vedere i problemi, c’è un altro dato che può incrinare il loro buonumore. Difatti se vi aggiungiamo anche Cina e India – i due Paesi con le maggiori popolazioni del pianeta – il “buco” tocca i 400 trilioni di dollari, equivalenti a cinque volte le dimensioni attuali dell’economia globale. Passivo che al 2050 è previsto a quota 224 trilioni di dollari.
E l’unico modo per frenare il trend è quella di alzare l’età di pensionamento in linea con l’aspettativa di vita. Ecco quindi che nei Paesi sopracitati possiamo immaginare da qui al 2050 un’età di pensionamento a 70 anni e oltre
Numeri semplicemente insostenibili, come ha commentato Michael Drexler, capo del settore finanza e infrastrutture del World Economic Forum: “L’atteso aumento della longevità e il conseguente invecchiamento della popolazione è l’equivalente finanziario del cambiamento climatico”.
Entriamo nello specifico. L’aspettativa di vita dei neonati di oggi è ultracentenaria: 104 in Francia, Italia, USA e Canada e 107 per i giapponesi. E l’unico modo per frenare il trend – salvo visioni complottistiche con guerre mondiali e/o epidemie e/o carestie scatenate ad hoc per abbassare la popolazione e la sua età media – è quella di alzare l’età di pensionamento in linea con l’aspettativa di vita. Ecco quindi che nei Paesi sopracitati possiamo immaginare da qui al 2050 un’età di pensionamento a 70 anni e oltre. Perché, altrimenti, in assenza di cambiamenti dell’età pensionistica o della natalità, il “tasso globale di dipendenza” – ovvero il rapporto tra quanti lavorano e i pensionati – passerà da 8 a 1 a 4 a 1 entro il 2050.
Il deficit finanziario – si legge nello studio del World Economic Forum – è calcolato sulla base dell’importo necessario in ciascun Paese, includendo contributi dai rispettivi governi, dai singoli e dai datori di lavoro, per fornire un reddito pensionistico pari al 70% del reddito pre-pensionamento, fermo restando che per i redditi più bassi anche quel 70% potrebbe risultare nella soglia di povertà.
Il “buco” maggiore per i sistemi pensionistici si verificherà negli Usa dove l’attuale “gap” di 28 trilioni dovrebbe salire a 137 trilioni nel 2050. Il Regno Unito passerà da 8 trilioni a 33, l’Olanda da 2 a 6, il Giappone da 11 a 26, il Canada da 3 a 13. Per la Cina il deficit balzerà da 11 a 119 trilioni e per l’India da 3 a 85 trilioni.
Per avere un ragionevole livello di reddito pensionistico, secondo lo studio va risparmiato il 10-15% di un salario annuale medio, mentre oggi nella maggior parte dei Paesi il tasso di risparmio è inferiore e andrebbe quindi agevolato un suo innalzamento.
E lo studio non omette dei consigli ai governanti di oggi e di domani, consigli che sfociano nella battutistica involontaria. Si comincia seriamente: vanno date chiare comunicazioni sugli obiettivi di ciascun pilastro dei sistemi nazionali di previdenza e sulle prestazioni che forniranno e vanno inoltre aggregati e standardizzati i dati sulle pensioni in modo che i cittadini abbiano un quadro completo della loro posizione finanziaria.
Poi il WEF suggerisce che vanno anche sostenuti gli sforzi di alfabetizzazione finanziaria, a cominciare dalle scuole e dai gruppi più vulnerabili. Che in pratica vuol dire: cittadini fatevi una cultura finanziaria per generare un po’ di ricchezza extra ma che suona tanto alla stregua di vincete al Superenalotto, alla Lotteria Usa o fate un sacco di soldi in borsa.
Altrimenti? Semplice. Sarete fottuti!
11 Marzo 2019