Nel mondo naturale lo hanno quasi tutti: il senso geomagnetico, cioè la capacità di captare e rispondere al campo magnetico terrestre, è stato riscontrato in uccelli, api, rettili, pesci, anfibi, gatti e cani (questi, addirittura, possono essere addestrati a ritrovare oggetti con carica magnetica). Adesso, secondo alcuni scienziati, è stata trovata la prova che anche l’essere umano ne sia dotato.
La scoperta sarebbe partita dalla considerazione che alcune cellule riescono a costruire nanocristalli di ferro biogenici: questi cristalli sarebbero stati ritrovati nei denti di un gruppo di mlluschi, in alcuni insetti, in certi pesci e mammiferi. E anche nei tessuti del cervello umano.
La conferma è arrivata da un esperimento condotto su 34 partecipanti, ai quali era stato chiesto di rimanere seduti in una camera speciale, mentre l’elettroencefalogramma teneva monitorata l’attività elettrica del loro cervello. “Di solito, se si muove la testa – per dire di sì, o per guardare da destra a sinistra – la direzione del campo geomagnetico (sempre costante nello spazio) si sposta, seguendo la forma del teschio. Non è una sorpresa per nessuno, tanto meno per il soggetto in questione”, spiegano gli scienziati. “Nella nostra camera speciale, invece, abbiamo spostato noi il campo magnetico, chiedendo ai partecipanti di non muovere la testa. E abbiamo registrato i cambiamenti che avvenivano nel cervello”. Più o meno, aggiungono, è come essere il passeggero di un veicolo che ruota, senza però che il cervello registri i segnali vestibolari di movimento.
I risultati hanno confermato le attese: quando i ricercatori muovevano il campo magnetico, i soggetti in questione non percepivano nulla. Il loro cervello sì, però: “Alcune rotazioni del campo magnetico hanno provocato delle reazioni decise e riproducibili del cervello”. E questa, dal loro punto di vista, è la prova regina.
Cosa significa tutto questo? Gli scienziati non lo sanno ancora. Può avere effetti sul alcune capacità umane, come ad esempio l’orientamento? Non si sa. Potrebbe essere anche un effetto residuo, un lascito di altre epoche che l’evoluzione ha messo da parte ma non ha del tutto cancellato. Come il coccige, i muscoli per le orecchie, i denti del giudizio, la pelle d’oca.