Facciamo ammenda dell’aver attribuito in esclusiva al mondo Cinque Stelle la propensione alle nozze coi fichi secchi, al risparmio che si rivela improduttivo o addirittura controproducente. Facciamo ammenda perché dopo il caso Trenitalia si scopre il poraccismo come tendenza nazionale, infezione ormai estesa persino alla grande impresa, a «una delle prime tre compagnie di business travel d’Europa» come recita la propaganda aziendale che ha festeggiato il 2017 con 9,3 miliardi di utile netto.
I fatti li conoscono tutti, ieri hanno spopolato in rete. Arriva l’8 marzo, Trenitalia ha l’idea di festeggiarlo e il progetto si concretizza in una caramella (gelèe Caffarel al limone) in omaggio alle signore «se viaggiano in Executive o acquistano un menù Easy Gourmet o usufruiscono del bar e del ristorante». Con la surreale precisazione: «Salvo esaurimento scorte». La gaffe è planetaria. Le prese in giro incontrollabili. Si arrabbiano tutti. Le femministe (abbiamo bisogno di parità, non di caramelle). Le pendolari e le viaggiatrici dei treni regionali escluse, oltrechè quelle dei Frecciarossa business (l’8 marzo vale solo in prima classe?). I sovranisti (la Caffarel è di proprietà svizzera). Probabilmente pure la Caffarel, associata a una delle più catastrofiche promozioni mai viste.
L’annuncio è stato cancellato nell’arco di poche ore e tuttavia il caso resterà come metafora di un Paese che non capisce la modernità, dove persino i gruppi industriali immersi nella globalizzazione e le agenzie che li servono sono fermi all’immaginario degli sciuscià che si accapigliavano sotto i carri armati americani per un pezzetto di cioccolata. Chissà che idea hanno delle donne italiane che salgono sui loro treni. Chissà che idea hanno delle donne in generale, nell’anno di grazia 2018, e della categoria dell’omaggio aziendale in occasione di una giornata molto “politica” come l’otto marzo. Ovunque nel mondo le compagnie interessate ad entrare nel circuito della festa della donna producono campagne corporate, sconti specifici, ingressi gratuiti, o quantomeno esibiscono le loro azioni positive in materia di parità nelle assunzioni, nelle promozioni e nei ruoli dirigenti. Solo da noi si poteva pensare che bastasse una caramella per archiviare la pratica, riservandola peraltro a chi ha i soldi per pagarsi un biglietto Executive o pranzare al ristorante.
L’annuncio è stato cancellato nell’arco di poche ore e tuttavia il caso resterà come metafora di un Paese che non capisce la modernità, dove persino i gruppi industriali immersi nella globalizzazione e le agenzie che li servono sono fermi all’immaginario degli sciuscià che si accapigliavano sotto i carri armati americani per un pezzetto di cioccolata
Ieri l’altro caso collegato all’8 marzo è stato quello di un volantino della Lega di Crotone che criticava l’autodeterminazione femminile indicandola come il detonatore di «un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti sull’uomo». Anche di quello si è molto discusso e litigato sul web, al punto che Matteo Salvini ha dovuto prendere le distanze. Tuttavia le fantasie maschiliste di un piccolo gruppo cittadino preoccupano assai meno dell’incapacità di una grande impresa nazionale di capire che l’8 marzo va maneggiato con cura, non è la festa di una minoranza bambina da lusingare con un dolcetto («Vedi? Ci siamo ricordati pure di te») ma la giornata dedicata alla metà dei cittadini italiani, quindi alla metà dei loro clienti, dei contribuenti che hanno finanziato le ferrovie dello Stato, del personale che ci lavora.
Trenitalia, comunque, ha avuto una dura lezione. È auspicabile che serva al suo aggiornamento culturale e più in generale alla presa d’atto che le donne, in questa fase storica, magari possono apparire sotto schiaffo, minacciate nei loro diritti e da una narrazione pubblica piuttosto machista, ma conservano notevoli capacità reattive con le quali è meglio non misurarsi. Anzi, forse proprio l’incertezza dei tempi e i pericoli sul fronte dei diritti acquisiti le hanno rese ipersensibili e sospettose: se si vuole far loro un regalo, sarà meglio assicurarsi che sia il regalo giusto e che lo ricevano tutte, altrimenti c’è il rischio che te lo tirino dietro.