Per chi ancora non lo sapesse, in dialetto bolognese “Umarell” significa omino, anziano, signore in pensione, figura diventata celebre per la sua posta davanti ai cantieri: braccia dietro la schiena, leggero sbilanciamento del busto in avanti e quel continuo e insistente (quasi morboso) osservare il lavoro degli altri. Nel Natale del 2017 la startup che ho co-fondato, attiva nel mondo della stampa 3d e dell’industry 4.0, ha proposto sul mercato una versione digitale di questo mito della nostra società e della nostra cultura, una piccola statuetta stampata 3d da tenere sulla scrivania, accanto al nostro personal computer, per osservarci lavorare. Lo slogan con cui abbiamo lanciato il prodotto (“La cosa più difficile da fare è lavorare duro quando nessuno ti guarda”), ha trasformato questa idea in un prodotto di culto e tutte le televisioni e i quotidiani ne hanno parlato per settimane. Addirittura il nostro Umarell è diventato protagonista di alcune scene dell’ultimo film di Fabio De Luigi.
Oggi siamo molto felici di essere a fianco de Linkiesta in questa iniziativa che guarda al futuro in modo sostenibile, infatti crediamo che l’Umarell possa essere preso ad esempio anche come icona della sostenibilità, qui sotto vi spiego perchè.
Parto da una premessa: sono convinto che l’homo sapiens non possa e non voglia tornare indietro, vivendo una vita di privazioni o di minori opportunità rispetto al passato. Dunque l’unico strada per rendere sostenibile gli stili di vita che abbiamo raggiunto, è quella che prevede ricerca e sviluppo di nuove tecnologie che rendano più efficienti ogni nostro processo di consumo.
Nel suo piccolo, l’Umarell ha tutte le carte in regola per rappresentare un caso virtuoso in questa direzione:
- È stampato 3d, quindi senza scarti di produzione: essendo prodotto per addizione, atomo dopo atomo, laser by layer, tutto il materiale viene utilizzato per il prodotto.
- È prodotto on demand, questo significa che non facciamo magazzino e non rischiamo di avere degli esuberi di produzione.
- È prodotto a km 0 o quasi, abbiamo una rete di stampanti 3d distribuite sul territorio italiano e stampiamo il prodotto nel punto più prossimo al cliente finale, facendo viaggiare i bit e non gli atomi, risparmiando carburante e traffico inutile per le città.
- Ma soprattutto è prodotto con un materiale biodegradabile, lo stesso che viene usato per i sacchetti della spesa: si chiama PLA (Acido Polilattico) di derivazione naturale e soprattuto compostabile.
Insomma l’Umarell è un anziano digitale che osserva cantieri digitali, i vostri computer e siamo convinti che possa incrementare anche la nostra sostenibilità come consumatori del XXI Secolo.