Quesiti linguisticiÈ giusto parlare di “scioglievolezza”? Risponde la Crusca

Dalla pubblicità di un famoso cioccolatino, questa parola nuova è riuscita a ritagliarsi uno spazio di utilizzo e di diffusione sempre crescente, indicando la caratteristica di un alimento di sciogliersi al contatto con il palato

Tratto dall’Accademia della Crusca

La scioglievolezza è ormai una caratteristica che tutti associamo a un famoso cioccolatino grazie a un’azzeccata trovata pubblicitaria databile negli ultimi anni ’90 del Novecento. Il primo spot reperibile in rete (Youtube) è del 1998 e le prime attestazioni scritte sono, con molta probabilità, gli inserti pubblicitari usciti sul quotidiano La Stampa del 5 e 6 novembre 1999 che, a mezza pagina, annunciavano: “Ti aspettiamo Sabato 6 novembre in pasticceria e nei migliori negozi specializzati per gustare l’incredibile scioglievolezza di …”. Una parola nuova che senza dubbio ha funzionato ed è riuscita a ritagliarsi un piccolo, ma sempre crescente, spazio di utilizzo e di diffusione. Possiamo individuare più fattori che hanno contribuito al suo successo:

  • è una parola formata secondo le regole di derivazione dell’italiano e quindi si è inserita senza scossoni nel paradigma di molti altri derivati simili (colpevolezza, gradevolezza, piacevolezza, scorrevolezza);
  • colma perfettamente la mancanza di un sostantivo astratto che indichi la prerogativa del cioccolato, ma poi vedremo anche di molti altri alimenti, di sciogliersi piacevolmente in bocca;
  • il dilagare dell’interesse per la gastronomia e la grande attenzione rivolta al cibo in questi ultimi anni ne hanno favorito l’impiego con riferimento ad alimenti e preparazioni diverse dal cioccolato.

Vediamo di approfondire ciascuno di questi aspetti. Per quel che riguarda la formazione della parola (cfr. Grossmann-Rainer 2004) si parte dal verbo sciogliere con un primo passaggio all’aggettivo scioglievole (con aggiunta del suffisso –evole), anch’esso non attestato nei dizionari, ma esistente “in potenza” poiché dobbiamo presupporlo come base per l’ulteriore aggiunta del suffisso –ezza. In realtà, fin dal Trecento è attestato in italiano un aggettivo derivato da sciogliere con l’aggiunta di un altro suffisso, –ibile: si tratta di scioglibile che, però, a parte la rarità delle sue occorrenze e la sua specializzazione per riferirsi a nodi, legami, clausole, mantiene un tratto modale nel significato che scioglievole non presenta. Scioglibile infatti significa ‘che si può sciogliere’ (molto più vicino a solubile, pensando al cibo), mentre scioglievole non contempla il tratto della possibilità, indicando piuttosto la caratteristica di sciogliersi facilmente (e sicuramente) e collocandosi più nettamente nella sfera della sensorialità.

Scioglievolezza va a colmare uno spazio di significato non del tutto coperto né da scioglibilità né dal suo sinonimo solubilità, riferiti alla proprietà di una sostanza di sciogliersi in un liquido creando una soluzione

I due suffissi –evole e –ibile, rivali in italiano, hanno la stessa base etimologica con la differenza che –ibile ha seguito la trafila colta, direttamente dal latino, mentre –evole ha seguito la via popolare con le conseguenti trasformazioni fonologiche: contrariamente a quanto avvenuto in casi analoghi, il suffisso dotto –ibile è riuscito a imporsi su –evole che, nonostante la sua flessibilità dovuta all’iniziale vocalica (che si adatta alla base dei verbi di qualsiasi coniugazione), è meno affermato e, soprattutto, ha progressivamente esaurito la sua produttività. La maggior parte delle formazioni in –evole si attesta infatti nel ’300, con un altro picco nel ’500, ma con drastico rallentamento nei secoli successivi (su questi suffissi si veda anche il recente contributo di Ilde Consales, Dal verbo all’aggettivo: note sugli aggettivi in -bileed -evole, in Per la storia della formazione delle parole in italiano : un nuovo corpus in rete (midia) e nuove prospettive di studio, a cura di P. D’Achille, M. Grossmann, Firenze, Cesati, 2017, pp. 119-144). Il GRADIT registra 15 derivati con –evole nel Novecento (unico marcato come comune: solletichevole), 17 nell’Ottocento (unici usuali ammirevole, deplorevole, riprovevole e valevole), 11 nel Settecento (oggi ancora comuni solo cedevole e considerevole); il GDLI con attestazione novecentesca segnala solo sporchevole (su cui torneremo) e vomitevole. Tale marginalizzazione rispetto a –ibile ha prodotto in –evole anche, in molti casi, l’indebolimento dei tratti modali, mantenuti ad esempio in pieghevole ‘che si può piegare’, cedevole ‘che può cedere’, ma spariti in valevole ‘che vale’, scorrevole‘che scorre’, stucchevole ‘che stucca’, e in molti altri. I due suffissi si oppongono anche nella derivazione ulteriore da aggettivo a sostantivo astratto: –evoleseleziona solo –ezza (amorevole > amorevolezza, autorevole > autorevolezza, colpevole > colpevolezza), mentre –ibile seleziona –ità (compatibile > compatibilità, comprensibile > comprensibilità, leggibile > leggibilità).

Da queste considerazioni appare come scioglievolezza vada a colmare uno spazio di significato non del tutto coperto né dal rarissimo scioglibilità né dal suo sinonimo solubilità, riferiti comunemente alla proprietà di una sostanza di sciogliersi in un liquido creando una soluzione.

Al successo e al dilagare della parola oltre i confini del linguaggio pubblicitario ha contribuito, in modo direi determinante, quell’“italiano gastronomico”, in sovraesposizione negli ultimi anni nella comunicazione di massa, che ha risvegliato (e talvolta indotto) un rinnovato e pervasivo interesse per l’arte culinaria, in tutte le sue possibili declinazioni, inventando e diffondendo forme e parole che richiamano esperienze sensoriali ed estetiche. In questo contesto scioglievolezza ha confermato la sua forza allusiva e simbolica e si è conquistata spazi ulteriori per qualificare cibi diversi dal cioccolato che offrono però la stessa piacevolezza di sciogliersi a contatto col palato. Confermano questa evoluzione le occorrenze in rete (199.000 per scioglievolezza e 112.000 per scioglievole con Google Italia al 25/01/2019), che offrono un quadro in cui scioglievole e scioglievolezza ricorrono soprattutto in pasticceria, ma anche riferiti a cibi salati: scioglievolezza della mozzarella, del grasso, del filetto, del salmone, addirittura del polpo e poi troviamo la pizza scioglievole e l’impasto scioglievole.

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