“Domandare è lecito, rispondere è cortesia”. Questo, almeno, si diceva una volta. Adesso, semmai, è più valido dire che “domandare è necessario. E che rispondere è fantasia”. La curiosità, come si dice qui, è la nuova chiave per il successo nella vita. In un mondo che fatica a togliersi dai piedi un sistema educativo e lavorativo pensato per un’epoca ormai finita, riuscire a farsi domande – e farsi quelle giuste – è l’unica strada per non farsi travolgere dai tempi nuovi.
Non lo dice LinkPop. Lo dice il World Economic Forum e il Pew Research Center: la curiosità, hanno stabilito, è una delle capacità più importanti, più ricercate e volute in tutti i settori. Quasi un superpotere, addirittura.
Il problema, però, è che anche la curiosità, come ogni attitudine umana, va coltivata e nutrita ogni giorno. E – altro problema – nessuno spiega come si fa. O meglio, nessuno lo spiega nei luoghi (scuole, università) che per tradizione sono deputati all’insegnamento e alla formazione delle persone che vivranno il mondo di domani.
Questi, allora, sono alcuni consigli che potrebbero essere utili, almeno per cominciare. Prima di tutto, per esempio, si potrebbe ripensare alle conversazioni avute. Riavvolgere il nastro, ripercorrere le frasi, le espressioni, e rivedere i punti oscuri: cosa è mancato? Cosa non sapevo? Cosa non si può sapere? È un’abitudine sana, che educa di volta in volta a non lasciarsi sfuggire le domande giuste nei momenti indicati.
Ma non basta. Ci sono anche organizzazioni che aiutano le persone a fare le giuste domande. Come, ad esempio, il Right Question Institute. Una tecnica, molto semplice, consiste nel scegliere un argomento a caso e poi farsi più domande possibile in cinque minuti. Niente giudizi (il veleno della curiosità), solo domande. E si vedrà che non solo il pensiero verrà organizzato meglio, ma nasceranno anche nuove idee, connessioni. E forse, chissà, perfino risposte.