Mondo del lavoroEquo compenso, il governo ignora i professionisti (e la pubblica amministrazione ci marcia)

Confprofessioni lancia una petizione per una legge che vieti il lavoro sottopagato. Per anni enti grandi e piccoli hanno sfruttato il lavoro gratuito dei professionisti con la scusa della visibilità, rafforzando così la posizione dominante degli studi più grandi e dei professionisti più “anziani”

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Dopo l’infausto bando del ministero dell’Economia, con il quale si richiedevano altissime competenze per una consulenza a titolo gratuito, il mondo delle professioni si è giustamente sollevato contro un governo che le ha utilizzate per fare solo propaganda. Il principio dell’equo compenso infatti, oltre ad essere presente nell’articolo 36 della Costituzione, è stato inserito grazie al PD all’articolo 19-quaterdecies del decreto fiscale 148/2017, che definisce le clausole vessatorie e impone ai grandi committenti, come la pubblica amministrazione, di pagare ai professionisti un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto.

Qualcuno nell’esecutivo prova a metterci una pezza, ma riesce solo a fare l’ennesimo errore. Il sottosegretario Jacopo Morrone infatti lancia la convocazione di un nuovo tavolo tecnico presso il ministero della Giustizia, che servirebbe a discutere dei parametri soltanto per le professioni ordinistiche. È inaccettabile che vengano tenuti fuori da questa discussione tutti i professionisti non appartenenti agli ordini e ai collegi, che in questi anni di crisi sono cresciuti grazie a competenze e saper fare. L’equo compenso serve a tutti: in questi anni enti grandi e piccoli hanno sfruttato il lavoro gratuito dei professionisti con la scusa della pubblicità che questi ne avrebbero ottenuto, rafforzando così la posizione dominante degli studi più grandi, dei professionisti più “anziani”, che possono permettersi una fattura in meno e da queste collaborazioni gratuite ottengono un accesso, una familiarità con la cosa pubblica che non giova all’efficacia, all’efficienza, alla trasparenza della pubblica amministrazione.

Chi ha scelto di fare una professione delle proprie passioni è l’alfiere positivo della società della conoscenza: merita più di qualche spot, merita ascolto e risposte

Ieri, all’iniziativa #iononlavorogratis di Confprofessioni, Acta e delle altre associazioni, è arrivata per l’ennesima volta una domanda chiara: che i decreti parametri previsti dal decreto fiscale vengano finalmente preparati dal governo, in collaborazione e sintonia con il mondo associativo dei professionisti che ha consentito, nella scorsa legislatura, di scrivere le norme innovative della legge 81/2017, lo statuto dei lavoratori autonomi. Quella legge l’abbiamo scritta ascoltando tutti nella convenzione che gli steccati, nel mondo del lavoro che cambia, non sono più utili a nessuno. Se il governo avesse fatto lo stesso, la loro flat-tax forfettaria non sarebbe mai nata perché è una fregatura che non serve a nessuno.

Rispondano invece alla petizione lanciata ieri dalle associazioni: sui decreti parametri, sul bando del MEF, sul coinvolgimento di tutti i professionisti in questi processi. Chi ha scelto di fare una professione delle proprie passioni è l’alfiere positivo della società della conoscenza: merita più di qualche spot, merita ascolto e risposte.

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