DatiItalia insostenibile: più di 17 milioni di poveri ed esclusi

È il dato più allarmante che viene fuori da Rapporto Istat Sdgs (Sustainable Development Goals) sugli indicatori di sviluppo sostenibile. L’Italia peggiora su povertà e disuguaglianze, lavoro, condizioni delle città e alimentazione

Più di 17 milioni di italiani sono a rischio povertà ed esclusione sociale. Inclusi quelli che un lavoro ce l’hanno, visto che gli occupati che non hanno un reddito sufficiente sono il 12,2%. E oltre 5 milioni sono in povertà assoluta, con una forte incidenza (12%) tra i bambini. È il dato più allarmante che viene fuori da Rapporto Istat Sdgs (Sustainable Development Goals) sugli indicatori di sviluppo sostenibile, ovvero i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu finalizzati al l’eliminazione della povertà, alla protezione del pianeta e al raggiungimento di una prosperità diffusa. La situazione italiana vede progressi sull’istruzione di qualità, parità di genere, industria e innovazione, energia sostenibile e giustizia. Ma sul fronte delle condizioni sociali la situazione peggiora: restano alte povertà e disuguaglianze, non migliorano lavoro, condizioni delle città e alimentazione. Con differenze notevoli tra le regioni: la situazione peggiore si vede in Sicilia, Calabria e Campania.

La fotografia che emerge dal rapporto è quella di un Paese “insostenibile”, bocciato sul fronte delle disuguaglianze. Con le condizioni della popolazione a più basso reddito che continuano a peggiorare. Tra 2016 e 2017 la povertà o esclusione sociale risulta in calo, ma coinvolge ancora il 28,9% della popolazione, circa 17 milioni e 407mila persone. In questo insieme si trovano gli italiani con povertà di reddito, che riguarda il 20,3% della popolazione. Il 10%, poi, è in condizione di grave deprivazione materiale e l’11,8% vive in famiglie a bassa intensità lavorativa.

Se si considerano gli occupati che vivono in condizione di povertà reddituale, l’Italia è quintultima in Europa con 12,2% di lavoratori a rischio povertà. Una percentuale che negli ultimi 13 anni è aumentata sia al Nord (6,9%) che al Sud (22,8%), raddoppiando fino a raggiungere l’11,2% al Centro. E nonostante la diminuzione della disoccupazione, il tasso di mancata partecipazione al lavoro è quasi doppio rispetto alla media Ue. La quota di Neet resta la più elevata nell’Ue. In contemporanea, però, la quota di spesa pubblica per misure occupazionali e per la protezione sociale dei disoccupati nel 2017 è risultata in calo sia sia rispetto alla spesa pubblica sia rispetto al Pil.

Così 5 milioni e 58mila di italiani restano in povertà assoluta. Con condizioni critiche soprattutto tra i minori, tra i quali i poveri assoluti sono il 12,1%. Mentre, l’altra faccia della medaglia è che un bambino su tre (6-10 anni) è in sovrappeso. Tra i più giovani, poi, l’altro dato allarmante è quello che riguarda l’uscita precoce da scuola, aumentata negli ultimi due anni, fino ad arrivare nel 2018 al 14,5%, soprattutto al Sud.

Gli italiani con povertà di reddito sono il 20,3% della popolazione. Il 10% è in condizione di grave deprivazione materiale e l’11,8% vive in famiglie a bassa intensità lavorativa

Sul fronte della popolazione femminile, si riscontra una diminuzione della violenza sulle donne, ma un aumento della gravità dei casi violenti. Peggiora anche il tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare. Né si riescono a gestire le nuove disuguaglianze create dall’arrivo dei migranti. Anzi, nel 2017 per la prima volta, , dopo un decennio in costante crescita, si è registrato un grande calo (-26,4%) del numero di acquisizioni di cittadinanza.

Oltre al benessere economico, sociale e reddituale, gli indicatori Sdgs tengono conto anche dei fattori di benessere legati all’ambiente e ai servizi. E anche qui, tra qualche dato con il segno più, spiccano notizie tutt’altro che positive. Il livello di inquinamento atmosferico da particolato ha smesso di scendere, con valori superiori alla media Ue che si registrano soprattutto nelle città della Pianura Padana. Oltre un terzo (32,4%) delle famiglie dice di avere difficoltà di collegamento con i servizi pubblici nella zona in cui risiede. E in più si registra un aumento delle costruzioni abusive: ogni 100, 20 non sono in regola. A questo dato si affianca l’intensificazione delle calamità naturali, con eventi disastrosi come frane, alluvioni, incendi boschivi, ondate di calore e deficit idrici. Tutti fenomeni legati anche al cambiamento climatico. E in questo l’Italia ha sì ridotto le emissioni di gas serra di 7,2 tonnellate pro capite, meno della media Ue. Con il cemento che continua ad avanzare, occupando in media 14 ettari di suolo al giorno. Mentre i boschi aumentano, ma solo per l’abbandono dei paesaggi rurali dell’entroterra e non certo per politiche ambientali lungimiranti.